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lunedì 31 marzo 2014

UMBRIA E SAGRANTINO, IL VINO *DEI SACRAMENTI*

Tra le colline coperte di verde. Tra i viottoli che si arrampicano tra le vigne, c’è un percorso che si chiama *La via del Sagrantino*.

Sagrantino è un vino di produzione Umbra.
Antichissime le origini di questo rosso di gran carattere. Nella zona di Montefalco ne scrive già Plinio il Vecchio nel suo Naturalis Historia parlando dell’uva Itriola coltivata nella zona di Mevania.



Bevagna, Montefalco, Gualdo Cattaneo, Giano dell’Umbria la zona in provincia di Perugia che vede spandersi a vista d’occhio filari di viti di un uva rossa, con acini rotondi.




Due fondamentali correnti ne collocano la sua comparsa ufficiale nella zona.
La prima lega l’inizio della sua produzione ai seguaci del Poverello d’Assisi di ritorno dall’Asia attorno al XIV o XY sec., che lo coltivarono appunto per utilizzarlo nei sacramenti.


(foto da web)


Un vino dolce, passito, usato per le funzioni religiose nel periodo da Natale a Pasqua.
In contrapposizione un’altra corrente lo fa arrivare nella zona dalla Spagna si pensa per opera dei Saraceni.

Un fatto è che il vitigno è unico. Non ne esiste uno simile in tutta la penisola e pertanto può considerarsi di origine locale (Commissione per lo studio ampelografico dei principali vitigni ad uve da vino coltivati in Italia – Mi.p.A.F) risolvendo definitivamente l’affermazione che sia simile alla Passerina coltivata nel Centro Italia.


Da qui sino ai giorni nostri quando si parla di Montefalco Sagrantino o Sagrantino di Montefalco, unendo anche la zona di produzione al nome decisamente importante.

Un censimento delle vigne entro le mura di Montefalco ha stabilito che alcune di queste risalivano addirittura a periodi compresi tra 1700 ed il 1800.
Nel tempo si è persa la sua produzione fino agli inizi degli anni 60, dove un gruppo di lungimiranti produttori ne ha ripreso la produzione ottenendo nel 1979 la DOC e nel 1992 il riconoscimento della DOCG.




Diverse le aziende che lo producono, ma una in particolare ha destato la mia attenzione.

La Tenuta Bellafonte di Bevagna è qualcosa di più che una semplice azienda agricola. Da una posizione con la vista mozzafiato, venti ettari di terra argillosa dove si susseguono filari di viti di circa tredici anni, allineati come le righe su un quaderno, un bosco ed una parte coltivata ad ulivi.







Il vigneto è coltivato naturalmente, evitando l’ausilio dei prodotti chimici, concimato con materiali organici provenienti da stalle selezionate.
Il terreno viene diserbato con l’ausilio di macchinari per evitare di utilizzare diserbanti.

Un proprietario che ci accoglie nella sua azienda con l’orgoglio ed una passione che si respira in ogni sua parola.




Peter Heilbron, dopo anni di lavoro ai vertici di Multinazionali dell’Industria alimentare, decide di cambiare completamente vita, di tornare ad un *vecchio amore*: l’Agricoltura.
Agronomo, innamorato dell’Umbria ed affascinato dalla produzione vinicola Umbra, si lancia in un’impresa coraggiosa (soprattutto di questi tempi!): produrre vino.
Non un vino qualsiasi: il Sagrantino.
Decide che la qualità della sua produzione deve essere il suo obiettivo, ed una coltivazione che rispetti il territorio e la natura diventa il suo Credo.





Ricostruisce quindi la proprietà e la cantina seguendo canoni di eco sostenibilità sia dal punto di vista energetico (la tenuta dispone di un impianto fotovoltaico e di una caldaia a biomassa che utilizza anche gli scarti delle potature) sia dal punto di vista produzione.

La cantina è stata progettata per non dover utilizzare alcun sistema di raffreddamento artificiale ma, utilizzando un sistema noto già ai romani per tener fresche le loro ville, fa delineare il perimetro della cantina non da cemento armato ma da gabbie di metallo contenenti pietre. Canali di areazione inseriti tra le pietre e camini di aspirazione inseriti nel soffitto della cantina, portano ad avere una circolazione dell’aria e un raffrescamento del tutto naturale.



Nella cantina c’è in microclima perfetto. Nessun odore di muffa, nessun sentore di stantio.

Ci racconta che, dopo la raccolta dell’uva (effettuata manualmente, senza ausilio di macchine) la selezione viene effettuata a mano (*da me personalmente* cit.). Solo i grappoli migliori vengono utilizzati.
Una macchina separa delicatamente i graspi dagli acini che, contrariamente ad altri produttori, lui utilizza interi e non spremuti in frantoio.
Le bucce di queste uve contengono tanti tannini che potrebbero rendere troppo deciso il sapore del vino spremendole.
Quindi gli acini interi vengono inseriti nei tini di fermentazione in acciaio inox, senza aggiunta di lieviti in quanto, sulle bucce, sono depositati lieviti naturali sufficienti per la fermentazione.


La parte degli acini crea un cappello sulla superficie dei tini ma viene continuamente mantenuta umida dal travaso dei liquidi che inizialmente si depositano sul fondo.
Dopo 10/15 giorni di fermentazione in tini che possiedono una cintura di raffreddamento (per quando la temperatura si alza), la parte solida si dispone sul fondo e la parte liquida rimane in altro.
Il vino viene poi travasato in botti di rovere a fine Novembre dove rimane fino a maturazione completa (36 mesi).




Tre anni di continui controlli, dove viene travasato attentamente per togliere le impurità ed evitare un processo di filtrazione che rovinerebbe l’armonia degli elementi.
Imbottigliato riposa accanto alle botti per un altro anno fino alla vendita.


Immagine da Web

Peter Heilbron ci accompagna in questo percorso portandoci per mano, facendoci assaggiare il frutto del suo lavoro e dalla sua passione.
Un vino profumato, di un colore rosso scuro, quasi sangue. Un profumo di frutti di bosco, di fiori. Un lieve sentore di liquirizia che resta in bocca a ricordare il riposo in botti di legno buono.



Foto da Web

Poi ci racconta anche una nuova avventura. Un bianco, il Trebbiano Umbro, che sta sperimentando prima di avviare la produzione. Ce lo fa assaggiare e mi conquista subito.
Io che amo i rossi perché hanno carattere a differenza dei bianchi che mi lasciano indifferente, ne apprezzo la personalità. Mi spiega che è stato a riposare in botti barricate da Barolo. Ed il carattere quindi si spiega.

E’ raggiante il nostro ospite. Con il calice del suo vino tra le mani, mentre ci racconta una storia, una passione, una voglia di costruire che non è facile trovare nei produttori del giorno d’oggi. In un’epoca dove la qualità viene spesso sacrificata sull’altare della resa, questo imprenditore ha deciso di stare dalla parte del prodotto, e ne ha ricavato un’eccellenza che si apprezza al primo sorso.



Lasciamo questa azienda ed il suo proprietario con la consapevolezza che, per fortuna, le produzioni di qualità esistono ancora e quando sono portate avanti con la competenza e l’amore per il territorio, ne guadagna il prodotto ed il prestigio di tutta la produzione locale.
Far conoscere queste eccellenze sia in prodotto sia in realizzazione è uno spunto per aiutarci a capire che spesso, dietro un etichetta che vale, c’è il rispetto del prodotto e di chi lo consuma.




Il Sagrantino della Tenuta Bellafonte ha ottenuto tre bicchieri Gambero Rosso e altri riconoscimenti che gratificano il lavoro e l’impegno di chi nella produzione ci mette il cuore….e si sente già dal primo sorso!








giovedì 27 marzo 2014

IL MIO ARTISTA, I NUDI, ED UN NUOVO SUFFLE' PER L'MTC.








Ho sposato un artista. Ussignur: un artista del tempo libero.
Appena sposati il Martirio, si era iscritto ad un corso di pittura domenicale, di quelli organizzati dal Comune di Milano.
Si era così appassionato che ha cominciato a produrre tele su tele.
Inizialmente erano dipinti ad olio, visto che li produceva *a scuola* e a casa aveva meno tempo.
Poi, con il passare degli anni, ha preso a dipingere anche acquarelli.
Questa passione l'ha continuata, anche quando *il Maestro*, noto pittore Milanese allievo di Funi, si è ritirato. Assieme ad un amico, quasi ogni settimana, si attraversa mezza Milano per andare a dipingere nell'atelier del Maestro.
Si fa presto ad immaginare la quantità di *opere* accumulate nell'arco di quasi ventitré anni! In pratica, in casa nostra, non c'è un centimetro quadrato di parete libero. Sembra di entrare alla Tate Gallery!




A casa dei suoceri lo stesso: quadri dappertutto, persino dietro le porte.
Di venderli (come fanno alcuni suoi conoscenti con la stessa passione) nemmeno per sogno, ed anche quando ne ha regalato qualcuno a parenti stretti....è stato doloroso... per lui (non per i parenti!).
Era partito con paesaggi, nature morte, fiori, ritratti. 
Poi ha cominciato a prediligere *figura*.
Da qui un'esplosione di nudi femminili, più o meno casti con le tecniche più diverse: matita, gessetti, acquerelli.
Fin qui tutto normale, posto che non sono certo io la bacchettona che frenerebbe il suo estro creativo.
Anche se, lo confesso, quando il vecchio prevosto (quello che per inciso mi conosceva da quando bambina, facevo il chierichetto nelle messe a scuola) veniva a benedire la casa, ero un po' imbarazzata quando, sul cavalletto in sala, troneggiava l'ultima tela abbozzata dal Martirio....un nudo femminile (e capitava TUTTE le volte che veniva a benedire la casa, credetemi!).
Ora, ultimamente però ho dovuto limitare un po' l'estro creativo del consorte che, qualche mese fa, volle cambiare quasi tutti i quadri in casa con le ultime produzioni....nudi...appunto.

martedì 25 marzo 2014

DUE DITA DI PORTO ED IL SOUFFLE' PER L'MTC DI MARZO....FORSE



Marzo: per me l'inizio non è stato male. Una vacanza che attendevo da mesi con la mia famiglia. Noi tre, in giro per l'Umbria per frantoi, cantine, vetrerie.
Poi il rientro e di nuovo la pressione ci schiaccia.
Guardo l'agenda e mi accorgo che abbiamo accumulato una marea di impegni, noi ed Arc.
Anche la programmazione dei post di questo blog slitta per altre iniziative che mi stanno a cuore.
E dire che ero tornata carica di idee e di prodotti da provare e far conoscere...
Mi sa che mi devo prendere una nottata per stendere una lista delle ricette da pubblicare ASSOLUTAMENTE in questo mese (pena la scomparsa degli ingredienti dal mercato).
Naaa! Questa sera no. Stasera mi metto calma al PC e mi godo tutto quello che mi sono persa nella blogsfera in una settimana e poi, metto in ordine le foto.
Quindi, godendomi due dita di Porto, mi metto comoda in sala, il PC sulle gambe, la gatta sui piedi, il Martirio schiantato sul divano mentre dorme sulle prime scene del film rigorosamente scelto da LUI.
Che poi! Provate a togliere il telecomando da sotto la natica che lo schiaccia,mentre lui ronfa beato. Nemmeno fossero le sette trombe che fecero crollar le mura di Gerico, il Bello Addormentato si risveglia mugugnando che poi, se cambio il canale, non capirà più nulla del film.
Si: ho capito. Meglio navigare per ricette, che mi passa il nervoso.

lunedì 24 marzo 2014

COSTRUIRE UN FUTURO CON LA MUSICA



Provate a mettere assieme, in una domenica sera sferzata da un vento gelido: il pavè bagnato e lucido dalle gocce di pioggia; una zona del centro, con i suoi locali dove dietro i vetri la gente si scalda mani e cuore con una cioccolata calda, un bicchiere di vino, un caffè; una delle più belle chiese di Milano, brillante di luce e con le sue porte aperte ad accogliere tutti.


Pensate alla Medicina, quella con la EMME maiuscola, quella che lavora per tutti senza distinzioni, quella che si trova spesso davanti muri ed ostacoli da superare, parlare alle nostre coscienze di mali terribili e di guarigioni, di ricerca e speranza, di un ospedale più umano e di quanti pochi posti ci siano per vincere tutto il male.

Mescolateci le esperienze vissute, i volti che si incontrano nei corridoi della speranza e bimbi ed adulti impegnati a far crescere le speranze di tutti.

Ora aggiungeteci un'orchestra di giovani che suonano guidati da mani che ricamano note nell'aria, delle voci che non si incrinano ma toccano i cuori.
Immaginate l'armonia delle note di Hayden, le parole di una preghiera che riecheggia nelle navate.


Unite tutto questo e ne verrà fuori un evento benefico speciale. Mosso dal cuore di chi ha provato a vedere e sentire il futuro appeso un filo.


Una chiesa strapiena di gente. Le note che danzavano sui respiri. 
Un intento comune.
Uno scopo tangibile.
Un Ospedale che chiede di poter fare di più per tutti i bimbi e gli adolescenti che gli si rivolgono.

Ecco, dirompenti, le emozioni si fanno note, preghiera, musica.

Ecco che l'impegno si tramuta in fondi, per andare sempre avanti, compatti, contro la malattia.
Fondi per costruire insieme un futuro per chi se lo vede scippare dalla malattia.

Fondi per un'associazione (Il Comitato Maria Letizia Verga) per un grande progetto *DAI! COSTRUIAMOLO INSIEME*.

Un progetto che continuerà ad avere bisogno di queste iniziative, di questo impegno. 

www.daicostruiamoloinsieme.it è il link dove troverete tutto il progetto, le motivazioni e, soprattutto, gli estremi per partecipare alla raccolta fondi.

Una serata magica.
Una musica stupeda.
Tantissime persone assieme per un sogno grande.
Una speranza .... per tutti noi.... per qualcuno di più!

E quando la musica si tace, parla l'eco delle emozioni, restano i sogni...



Buonanotte.....







lunedì 17 marzo 2014

MILANO ED UN CONCERTO PER UN SOGNO: COMBATTERE ASSIEME LA LEUCEMIA



I bambini camminano sul filo
danzano piano e si tengono vicini.
I bambini camminano piano 
vogliono tempo 
per capire come posare i piedini
sul filo che ogni tanto si tende,
ogni tanto si allenta.
I bambini si voltano a cercarsi,
si aspettano sul filo,
sfidano il sole ed il vento.
I bambini imparano a guardare avanti
verso l'orizzonte 
diritto
come un filo.
I bambini non hanno fili uguali
non hanno piedi uguali
non hanno peso uguale.
C'e un filo che si tende 
fino al limite, 
a rischiare di spezzarsi.
Ma le mani dei bambini sanno unirsi,
sanno sostenersi,
sanno dare aiuto,
sanno chiedere aiuto.

giovedì 13 marzo 2014

INCONTRARE LA PASSIONE NELL’UMBRIA SULLA STRADA DELL’OLIO DOP.


Parlare dell’Umbria e dell’olio è quasi un obbligo.
Le dolci colline umbre sono ricoperte dal verde argenteo delle foglie di ulivo ed ogni borgo, ogni cittadina, ha almeno un frantoio che produce e commercia olio delle sei varietà olivicole principali.

Moraiolo da olivi che resistono bene al freddo e che dan frutti polposi e rotondi che hanno, oltre alla qualità anche una grande resa.
Leccino dove gli olivi sono grandi e possenti, con i rami che paion incurvarsi verso il terreno e che producono olive più allungate, ovoidali, resistenti al freddo e con una produzione ottima ma meno costante del Moraiolo.
Frantoio con olivi di media grandezza con rami che si contorcono verso il cielo mentre rami minori pendono verso terra portando olive grosse ed allungate ricche di polpa dalla quale ottenere un ottima qualità di olio anche se le piante sono meno resistenti al freddo.
San Felice coltivato nei Monti Martani, zona DOC di questa qualità, ha una media resistenza al freddo ed un buon contenuto di sostanze anti-ossidanti.
Pendolino pianta più discreta come dimensione, che par inchinarsi al suolo e produce olive grosse che ricordano la forma di una falce. A dispetto della sua buona resistenza al freddo e la sua produzione costante, l’olio che se ne ricava non è pari alla qualità del Frantoio e del Moraiolo ma viene coltivato come impollinatore delle altre due qualità.

lunedì 10 marzo 2014

DOPO LA PIOGGIA SI TORNA DAGLI AMICI.



La scusa per un dolce io ce l'ho sempre pronta.
Per mangiarlo di sicuro! Ma pure per farlo.
Quindi non mi è parso vero di avere finalmente trovato il fine settimana *giusto* per andare di nuovo in montagna, nella casetta gialla immersa nel verde.
Approfittando della giornata, sono finalmente riuscita ad andare a trovare i nostri amici che da poco si sono trasferiti nella casa nuova.
Dovevamo vederci per Natale ma, dato che non son riuscita ad ottenere le ferie, non ci siam potuti incontrare.
Quindi abbiamo fissato e pranzi che poi, causa di condizioni atmosferiche a dir poco infami, abbiam dovuto annullare. 
Poi ci sono stati gli impegni di Arc, con gli amici, con il catechismo e quindi abbiamo dovuto rimandare.
Ora (finalmente!) una bella giornata, e riusciamo a mettere tutti d'accordo.
Si parte e la prima tappa è a fianco alle risaie, che Arc ha una ricerca da fare per scuola sulle marcite e che c'è di meglio che fotografarle dal vero, visto che ci saremmo passati di fianco migliaia di volte?!
Dalle risaie ancora bagnate dalle ultime piogge, si alzano le gru cinerine. 
Eleganti come ballerine, sdegnose come delle star, si allontanano appena tento di fotografarle. 

Il Martirio intanto brontola che non si può fermare ogni cento metri perchè io ed Arc ci mettiamo a strillare *Eccone un'altra!*. Evito pure di chiedere un'ulteriore fermata in riseria per cercare del riso ed i fagioli di Saluggia che ho finito da un po'. Non vorrei vedere il Martirio al suo meglio!
Insomma il viaggio è una fermata unica ed arriviamo tardi alla chiesetta di San Rocco. 

Piccola cappelletta dove si dice messa alle nove di ogni domenica per i pochi fedeli di un'altra piccola frazione che sta sparendo.
Poi il viadotto che si staglia contro il cielo ed ecco arrivare la casetta gialla.
Il tempo per aprire le finestre al sole che entra dopo quasi tre mesi di assenza nelle stanze freddissime.
Accendiamo le stufe e corriamo a pranzo dagli amici.
A pranzo con un dolce, rigorosamente al cioccolato per il *giovane* figliolo della mia amica, che adora il cioccolato.

Una ricetta azzeccata direi, presa dal un libro della collana Nuova Cucina edito Logos. Titolo ? DOLCI!

Inutile dire che è stato apprezzato...da tutti!

TORTA AL CIOCCOLATO AL RUM




Ingredienti: 
60 g di uvetta
80 ml di rum scuro
200 g di cioccolato fondente
60 g di burro
125 g di zucchero
250 ml di panna
125 g di farina
3 uova leggermente sbattute
cacao in polvere per spolverizzare.

Versare l'uvetta nel rum e lasciarla rinvenire.
Spezzettare il cioccolato e unire il burro in una ciotola resistente al calore.
Farlo sciogliere a bagnomaria in una pentola di acqua bollente mescolando frequentemente o in microonde per 30 secondi alla volta continuando a mescolare.
Incorporare zucchero e la panna.
Setacciare la farina in una ciotola, Aggiungere l'uvetta, il composto di cioccolato, le uova leggermente sbattute ed amalgamare bene gli ingredienti.
Imburrare una tortiera rettangolare 18 x 28 circa e foderarla con la carta da forno.
Versare l'impasto. Livellare bene la superficie e infornare per 25/30 minuti.
Lasciare raffreddare completamente. 
Far riposare la torta in frigorifero per almeno una notte e tagliarla in piccoli pezzi da spolverizzare con il cacao.

Note:
- non prolungate la cottura o si asciugherà troppo.
- si può servire accompagnata da una pallina di gelato al fiordilatte o un ciuffetto di panna.

sabato 8 marzo 2014

TRECCIA DOLCE AI LAMPONI E PISTACCHI PER #UNLAMPONELCUORE





Donne.
Sempre e comunque.
Nulla le divide.
Non religioni diverse,
non culture differenti,
non paesi lontani.
Unite mentre intorno tutti voltano la testa.
Da sempre le prime ad esser violate
a subire le atrocità della guerra.
Da sempre disposte a non arrendersi.
Non esiste RESA nel cuore delle donne.
Non ci si arrende in un mondo partorito da donna
e distrutto da uomini.
Nel cuore delle donne non manca mai posto per una speranza.
C'è sempre una strada nel cuore.
*Dio conta le lacrime di una donna.*
Conta e ripaga con la forza che le ha donato.
La forza di rialzarsi,
di camminare ancora anche se manca la strada,
di aggrapparsi alla Vita che sa donare.
Non si fermano le donne,
non fermano le loro mani
anche quando il peso del dolore 
opprime il cuore.
Asciugano le lacrime
mentre muovono le mani,
mentre accarezzano i fanciulli,
mentre consolano,
mentre curano,
mentre lavorano la terra.
Asciugano le lacrime,
rosse come il dolore,
rosse come l'amore
come i lamponi.....




Un otto marzo diverso, quello di quest'anno. 
L'8 Marzo era nato per ricordare il sacrificio di un gruppo di operaie e si è perso nella banalità del consumismo.
Non ho mai amato questa giornata, non l'ho mai sentita mia. 

sabato 1 marzo 2014

COSTRUIAMO IN MUSICA .... PER L. E TUTTI I BIMBI CHE LOTTANO.

  

LEUCEMIA.
Suona come una condanna e quando tocca i bambini come un orrore.

*In condizioni normali i globuli rossi, i globuli bianchi e le piastrine vengono prodotte da cellule progenitrici situate nel midollo osseo (contenuto in tutte le ossa del corpo umano).
La leucemia determina nelle cellule sanguigne un vero e proprio stato di anarchia: per effetto di stimoli ancora ignoti, alcune di queste cellule midollari adibite alla produzione di globuli bianchi subiscono una “alterazione” nel loro programma; vengono quindi prodotte grandi quantità di globuli bianchi “immaturi” e viene così sovvertita la produzione normale di globuli rossi e di piastrine. *
*In Lombardia i casi diagnosticati/anno sono circa 100, in Italia invece si ammalano oggi circa 400-500 bambini dagli 0 ai 15 anni all' anno.*

Questi dati sono presi dal sito del Comitato Maria Letizia Verga Onlus per lo studio e la cura della leucemia del bambino, fondato nel 1979, riunisce genitori, amici e operatori sanitari con l'obiettivo di offrire ai bambini malati di leucemia in cura presso la Clinica Pediatrica dell'Università Milano Bicocca dell'Ospedale S. Gerardo di Monza - Fondazione Monza e Brianza per il Bambino e la sua Mamma, l'assistenza medica e psico-sociale più adeguata al fine di garantire loro le più elevate possibilità di guarigione e la miglior qualità di vita. Tutto questo sulla base di un'Alleanza tra medici, operatori sanitari, genitori e volontari.

Perché ne parlo? Perché mi ha toccato da vicino, o meglio, ha toccato mio figlio Arc.

Il primo anno delle elementari ha trovato un amico, L., di quelli che ti entrano nel cuore subito, con cui ci sono quelle affinità che legano per la Vita.
Pochi giorni e già si era creato un legame forte. Poi è arrivata la malattia. L. ha cominciato a manifestare i primi sintomi ed il verdetto è stato terribile: Leucemia.
Un anno intero di cure e di chemioterapia poi, finalmente, la remissione della malattia.
Controlli sempre costanti ma il peggio sembrava superato.
Fino allo scorso Giugno.
Una mattina di sole, l’oratorio estivo ed Arc che lo attende fiducioso, per tutto il giorno.
Nel pomeriggio ricevetti una telefonata dalla mamma di L. … ed è tornato il buio.
Recidiva.