Peppino pedala adagio, non ha quasi più forza.
La strada per Miradolo è lunga, quasi 50 chilometri. Menomale che ha trovato un passaggio.
La bicicletta gettata su un camion pieno di rottami di ferro, lui schiacciato sul sedile pieno di pacchi. Un viaggio senza parole con un silenzio sospeso per il terrore di sentir suonar ancora le sirene.
Le sirene.
Maledetti!
Due giorni interi, hanno suonato, poi le bombe.
Era a Miradolo con Maria e la bambina e li ha sentiti passare. Dritti su Porta Genova, la stazione davanti a casa sua.
Il giorno dopo ha preso la corriera, ha fatto un pezzo a piedi, che a Milano era un delirio girarsi, e a piedi è arrivato alla Stazione di Porta Genova.
Fumo, polvere, detriti in una giornata di metà Agosto del 1943, greve come il due Novembre
La sua casa, davanti alla porta della stazione, al due di Corso di Porta Genova, non c'era più.
Bruciata.
Macerie confuse con quelle della stazione.
Ha dovuto aspettare qualche giorno prima di avvicinarsi e lo ha fatto quasi di nascosto perchè le guardie tenevano lontana la gente.
Ha vagato inebetito, tra la polvere leggera che si posava pesante sul cuore, nel vano tentativo di riconoscere e recuperare qualcosa, qualcosa della sua vita, dei suoi ricordi.
Con lui altri inquilini del palazzo che nemmeno parlano mentre come fantasmi si spostano tra le polveri.
Poi la consapevolezza: finito.
Sparito tutto.
Tutto quello che era rimasto in casa dopo essere sfollati con Maria e Virginia a Miradolo, in cascina.
Portati via i mobili più belli e messi in granaio ma il letto, l'armadio, le cose *inutili* lasciate a casa ed ora schiantate sotto le macerie.
Menomale che la torrefazione è restata in piedi. Ci ha dormito le scorse notti, su due scrivanie unite, la testa appoggiata ai sacchi vuoti del caffè. Non lo sa ancora Peppino, ma quella sarà la loro casa per i prossimi due anni.
Di giorno: ufficio, magazzino, torrefazione; di notte: tre reti aperte in fondo all'ufficio e la camera da letto sarà pronta.
Un fornello elettrico e la stufa a legna per l'inverno.
Si era girato ancora Peppino, a frugare con lo sguardo tra i ricordi...
Lì, sotto dei sassi spunta qualcosa di famigliare.
Un pezzo di bronzo.
Ha un angolo storto ma la piastra è salva. E' la lastra di bronzo con la Sacra Famiglia che era sul loro letto. La cornice bruciata ma il volto di Maria, di Giuseppe e del Bambinello sono lì, impolverati come a chiamarlo.
Così si era allontanato da Milano.
Tornava da Maria, scendendo a Lodi dal camion. Un cenno al guidatore, e pedalando piano, verso la cascina dove Maria e Ginia lo aspettano.
Stretta con una cinghia improvvisata, sulle spalle, la piastra con la Sacra Famiglia. Il peso di una vita. Quello che rimane.
Negli occhi di Maria una domanda, muta. Non aspetta risposta Maria, si stringe il grembiule e gli intima:
*Lavati le mani. Oggi c'è minestra, con le rigaglie di pollo ... e le zampe*
Quella targa di bronzo con la Sacra Famiglia, è stato l'ultimo regalo dei miei nonni quando gli dissi che avevo trovato casa e mi sposavo.
Non mi videro salire all'altare perchè se ne andarono quasi assieme un anno prima.
Dal mio matrimonio, sulla parete dietro al letto, è fissata la targa di bronzo.
Una benedizione di Maria e Peppino.
L'ultima.
Questa minestra nonna Maria la faceva quando trovava in polleria le rigaglie e le zampe. A Peppino piaceva e, nel sorbirla piano con il cucchiaio ricordava *quella* sera, con la minestra di guerra....con il peso sul cuore...
Non l'avevo mai fatta ma mi ricordavo come faceva Nonna Maria.... ve la regalo perchè l'ho assaggiata anch'io e mi è piaciuta.
Con questa terza ricetta partecipo all'Mtchallenge di Aprile, quello della sfida lanciata da Cristiana di Beuf à la mode.
Minestra di guerra con rigaglie e zampe di pollo.
Ingredienti a persona.
1 carota piccola
1 cipollotto piccolo
2 gambe di sedano tenere
1 fegatino di pollo
1 durello di pollo
1 cuore di pollo
1 zampa
1 cucchiaio (scarso) di olio EVO
1 cucchiaino di estratto di verdura fatto in casa.
2 ciuffi di prezzemolo tritato.
Crostini di pane secco.
Togliere la parte con l'unghia dalla zampa. Lavare bene la zampa di pollo, asciugarla e bruciacchiare la pelle sulla fiamma del fornello. Togliere con cura la pellicina bruciacchiata da tutta la zampa e lavarla molto bene sotto l'acqua corrente.
Lavare ed asciugare bene il cuore, il durello ed il fegato.
Tritarli molto finemente.
Tritare cipollotto, carota e sedano molto finemente (con la mezzaluna o a coltello) e farli rosolare un paio di minuti con il cucchiaio di olio EVO.
Aggiungere i fegatini, il cuore ed il durello tritati e la zampa lavata ed asciugata.
Far rosolare per circa 5 minuti ed aggiungere 1 bicchiere e mezzo d'acqua, un cucchiaino di estratto di verdura.
Portare a bollore coprendo con un coperchio. Abbassare la fiamma e far sobbollire per 30/40 minuti circa.
La minestra sarà pronta quando le catilagini della zampa si staccheranno dalle ossa.
Servire calda con i crostini di pane vecchio.