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foto da WEB |
Vi piacciono le favole? A me si, da sempre. Le leggevo da bimba, le ho lette a mio figlio e le scrivo pure.
Ma, soprattutto mi piace leggerle. Non è affatto vero che sono sempre a misura di bambino, tante sono forse più indicate per noi che ci definiamo *grandi*, mi viene da pensare a *Il piccolo principe* di Antoine de Saint- Exupéry oppure *La fata
carabina* di Pennac.
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Tra queste favole da grandi, ce n’è una tratta da un romanzo per ragazzi di Cesare Zavattini che è diventata un film. Il romanzo è *Totò il buono* ed il film è *MIRACOLO A MILANO* del 1951 per la regia di Vittorio De Sica.
Sembra assurdo ma la polemica che è sorta attorno a questo film è stata enorme. Lo hanno contestato i progressisti per essere troppo consolatorio (tanto da esserne vietata la rappresentazione in Unione Sovietica) e venne osteggiato anche dai conservatori che lo tacciarono di essere una favola che inneggiava al comunismo.
Siamo nei primi anni del dopoguerra, dove una Milano martoriata dalle bombe si rialza, pulisce le ferite, spazza le strade dalle macerie e ricomincia vivere.
La guerra ha lasciato senza casa e lavoro tantissime persone e la povera gente si ingegna come può.
E’ in questo contesto che Totò, neonato trovato sotto un cavolo da un’anziana signora (la sig.ra Lolotta) non viene dimenticato ma, alla morte di questa che lo ha accudito, viene affidato ad un orfanotrofio.
Ritorna a Milano dopo alcuni anni, ormai uomo fatto con tutti i suoi averi in una valigia che gli viene rubata da un barbone. Invano cerca lavoro tra chi a malapena risponde ai suoi *Buongiorno*.
Di colpo sprofondato nella miseria più nera, si trova a condividere la vita dura dei barboni; di chi sopravvive in baracche e si difende dal freddo e dalla fame come può.
Trova anche l’amore, negli occhi di una domestica (Edvige), che per desiderio ha un paio di scarpe.
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La sua benefattrice gli appare in sogno e gli regala una colomba portentosa. Questa ha il potere di trasformar i sogni in realtà. Tra la miseria comincia una gara a chi desidera di più, e quella che era miseria materiale diventa una sorta di miseria morale.
Per diventar lotta per la sopravvivenza quando, il proprietario del terreno dei baraccati, trova il petrolio e li caccia dal terreno con la forza pubblica.
Ma il lieto fine in una favola ci DEVE essere, quindi la scena conclusiva del film, quella che ci ricordiamo tutti quanti,e vede tutti gli oppressi a cavalcioni delle scope degli spazzini di Piazza Duomo, mentre volano *verso un regno dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno*.
Questo per ricordare che i miracoli avvengono ovunque… anche in una città come la mia Milano… basta crederci.
Avevo promesso di partecipare ma … mi chiedevo quale film potessi citare, che mi potesse in qualche modo rappresentare meglio. Solo ieri mi è tornato alla memoria questo film.
Mi rappresenta perchè amo le favole ed i lieto fine, credo che tutti debbano cercare la propria opportunità di redenzione, e credo che, a dispetto di tanti, un mondo dove *buongiorno* significhi veramente *buongiorno* esista veramente ma bisogna cercarlo altrove. Nel *mondo* di chi non vive prevaricando gli altri ma che vuol ascoltare e non solo essere ascoltato; di chi sa tendere la mano a chi non è così fortunato, che lo fa in maniera lieve, senza la grancassa a chiamar attenzione; di chi ha imparato che nella vita esistono i miracoli …
Mi rappresenta perché amo anche la Mia Milano, quella che ha il cuore in mano…. Non solo per modo di dire.
Poi ci voleva una ricetta per accompagnare questo bel film e, quale ricetta se non il risotto con la salsiccia e lo zafferano che faccio sempre?
Quindi eccovi la mia ricetta….per un altro miracolo ma nel piatto, questa volta.
Miracolo perché il *riso giallo* è un must a Milano ma nel dopoguerra, il periodo storico nel quale è stato ambientato il film, non era facile reperire tutti gli ingredienti.
Il riso si comprava con i punti della tessera ed un pezzo di salsiccia era già una festa e lo si faceva durare tanto…
Nel riso dava sapore, e l’illusione di mangiare la carne, come *i sciuri* (i signori).
Nei racconti dei miei nonni, che furono tra coloro che persero la casa sotto le bombe di Agosto del 1943, questo periodo e queste ristrettezze non risparmiarono nessuno e questo riso era un miracolo che riempiva il cuore (oltre allo stomaco).
Il film ripropone queste ristrettezze, la fatica di ricominciare ed il miracolo di trovar di che sfamarsi… magari con un piatto di risotto caldo. Un po' come il desiderio di Edvige, un paio di scarpe nuove...
Quindi eccovi la mia ricetta….
RISOTTO ZAFFERANO E SALSICCIA
Ingredienti (per 3 persone)
300 gr. di riso Carnaroli
150/200gr di salsiccia a nastro
1 l. brodo di carne (quello del lesso va benissimo!!)
1 bicchiere di vino rosso (io barbera... avevo aperto quello!)
40 gr. parmigiano grattugiato
Tritare finemente la cipolla, tagliare a tocchetti piccini la salsiccia.
In una padella larga far soffriggere a fuoco basso la cipolla con la salsiccia (non mettere altri grassi perché la salsiccia farà da condimento). Appena la cipolla diventa trasparente, aggiungere il riso mescolando. Far tostare fino a che il chicco diventerà trasparente.
Bagnare con il vino rosso e far sfumare.
A questo punto aggiungere il brodo caldo un mestolo alla volta, continuando a mescolare e ad aggiungere brodo man mano che viene assorbito dal riso. Non coprire mai con il coperchio.
Dopo 10 minuti aggiungere, sciolto in un poco di brodo caldo, lo zafferano.
Far cuocere per altri 5 minuti (il riso deve essere al dente, non spappolato)
Spegnere la fiamma, aggiungere parmigiano, il burro e una generosa grattata di noce moscata, SENZA MESCOLARE. Coprire con un coperchio e lasciare riposare 5 minuti.
Mantecare il riso e servire in piatti caldi.