Questo sito utilizza i cookie per gestire e migliorare la tua esperienza di navigazione del sito. Proseguendo con la navigazione accetti l’utilizzo dei cookies. Per maggiori informazioni su come utilizziamo i cookie e su come rimuoverli, consultate la nostra politica sui cookies.

giovedì 10 novembre 2016

Marronata di castagne e ma chi me la fa fare!!!


Adoro l'Autunno: da sempre. 
Con le sue nebbie in pianura che avvolgono come un velo quello che ti circonda rendendo il tutto irreale, cambiando i contorni duri e netti dei palazzi, modificando le proporzioni e rendendo impalpabili le distanze.
Sarà che sono nata in una notte di nebbia fitta e della nebbia non ne ho mai colto il lato angosciante che alcuni percepiscono. 
Ma l'Autunno ha anche le sue giornate di cieli di un azzurro che abbaglia; con le foglie che incendiano con le loro millemila sfumature di arancione, rosso, marrone, i boschi che circondano la casetta gialla.
Vi è il suono dei passi sulle foglie del sottobosco, che invadono ogni centimetro dei sentieri battuti dagli uomini e dagli animali.
Amo i profumi del sottobosco: famigliari; rassicuranti.
Amo quello che i boschi regalano in Autunno. 
Funghi spugnosi e profumati: mazze di tamburo che trovi ai piedi del viottolo dietro la cappelletta con dipinta la Madonna di Oropa; mazzi di chiodini incastrati nei ceppi di castagni abbattuti; rami di pungitopo che cominciano ad ornarsi di bacche colorate e... le castagne.
I pendii di contorno alla casetta gialla sono ricoperti di altissimi castagni che da settimane piangono ricci pieni e carichi di frutti lucenti.
Non riesco a rinunciare a fermarmi a raccoglierne un cestino pieno, malgrado la schiena ancora dolorante.
Rotonde, lucidissime, di un marrone scuro con riflessi d'oro. Grandi.

La sera, sulle braci del camino, ne sacrifichiamo qualche manciata cuocendole nella padella di ferro, quella bucata, di Nonna Maria. 
Mani sporche del nero dei gusci bruciacchiati, piccole scottature per l'ingordigia di mangiarle subito, calde calde.
Poi (mannaggia a me ed ai ricordi) ci ricado. Mi viene in mente il sapore dolce della marronata di Nonna Maria e ci ricado.
Faccio bollire un chilo e più di castagne in pentola a pressione e comincio a rifarla, la marronata.
Dimentico perché la faccio SOLO ogni tre/quattro anni e perché, una volta invasata nei vasetti di vetro lucidi e puliti, giuro e spergiuro che "da adesso in poi" la comprerò solamente al supermercato.
Per affrontare la lavorazione della marronata ci vuole pazienza, bisogna pelare le castagne ad una ad una, togliendo non solo la buccia scura e legnosa, ma anche la pellicina che le ricopre.
Passarla nel passaverdure, quello di metallo di Nonna, con la manovella che ha perso da tempo il pomello e che ho sostituito con un tappo di sughero per non rovinarmi le mani.

Cuocerla piano, scottandosi la lingua per assaggiarla ancora calda perché è quasi impossibile resisterle.
Chiuderla in pochi piccoli vasi; per un regalo; per una coccola al Martirio che la adora; per rivivere il passato.
Pulire la pentola con il cucchiaio, staccandone quella parte zuccherosa che rimane a velarne le pareti.
Giurare e spergiurare che "la prossima volta la compro al supermercato"... ma sapere che tra tre/quattro anni ci ricasco... eccome se ci ricasco!!!

LA MARRONATA DI CASTAGNE DI NONNA MARIA








Incidete le castagne con un taglio a croce nella parte tondeggiante e panciuta.
Immergetele in 6 bicchieri di acqua e fatele bollire in pentola a pressione per 15 minuti da quando inizierà ad udirsi il fischio.


Lasciarle raffreddare nella loro acqua fino a quando non saranno difficili da tenere in mano e pelarle avendo cura di non lasciare la pellicina che risulterebbe amara.



Pesatene 1 chilo bollite e passatele nel passaverdura con il disco a fori piccoli.




Aggiungete 800 g di zucchero. Incidete con un coltellino la bacca di vaniglia ed estraetene i semi che unirete allo zucchero. Unite anche la bacca e fate cuocere a fuoco basso per circa 30 minuti aggiungendo (se piace) un bicchierino di cognac.


Togliete la bacca di vaniglia ed invasate ancora calda in vasi di vetro sterilizzati che chiuderete ermeticamente e lascerete raffreddare sino a che si creerà il vuoto.



2 commenti:

  1. Fatta una volta, appena sposata e poi ho detto "mai più. ..." e in casa Fiordisambuco la rimpiango solo io perché agli uomini non piace. In più nei nostri boschi le castagne sono ormai pochissime per via di un insetto che ha attaccato i castagni riducendo la produzione (e pensa che da qui venivano i marroni per la ditta milanese con la M che li trasformava in gloriosi marron glaces ). Mi segno però la tua ricetta : chissà mai che prima o poi io non venga indotta in tentazione di nuovo. Buon novembre a te e alla casetta gialla!

    RispondiElimina
  2. Uno dei tuoi post più belli per l'accordo di tutti quei colori. Pieno di odori di freddo e di caldo, un po' di fumo, un po' di arrosto.
    Una delizia sopraffina che adoro, non si potrebbe fare altrimenti!

    RispondiElimina

Tutti coloro che si palesano possono lasciare un commento... basta sia educato - Non pubblico per scelta commenti non firmati.
All those who reveal themselves can leave a comment ... just be polite - No unsigned comments will be published.