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lunedì 28 ottobre 2013

AUTUNNO, LA NONNA E LA RICERCA DELLA RICETTA PERDUTA DEL PAN DE MEJ.



C'e una stagione che per me è magica. Lo è sempre stata, da quando ero una bimba che andava a scuola.

Apprezzo la Primavera dove tutto sembra nuovo, pulito, buono.

Subisco l'Estate con i suoi colori forti e violenti con i suoi caldi che ti lasciano stremata. Le giornate che sembrano non finire mai e col sole che lascia a malincuore spazio alla luna mentre ancora vorrebbe dominare il tempo.

Poi si cambia il ritmo della danza.
Piano piano tutto rallenta il passo, come dopo una corsa per una discesa impervia, dove hai preso la rincorsa e ti sei trovato trascinato verso il basso dalla pendenza della china. Le gambe ed i piedi inizialmente ti dettero la spinta per cominciare a muoverti, poi ne sono stati trascinati. 
Han scansato ostacoli, ma non tutti.
La discesa sembrava interminabile, lunga, trascinante e poi....poi la pendenza cambia.

Il passo si fa più lento, le giornate meno intense e arriva l'Autunno. 
Da il tempo l'Autunno.
Un tempo lento, che ti da modo di alzare lo sguardo mentre cammini, di scoprire quel che hai attorno.
Ciò che ti sembrava bello e forte si è svuotato di contenuti.
Resta a volte come un guscio vuoto che non risponde.

I colori, le sfumature le cogli solo adesso, in Autunno, mentre le foglie inventano ogni attimo una nuova tonalità di luce.
La Natura compensa con il colore, la mancanza di calore, lo scemare dell'energia e dei ritmi di vita.

E fa regali, l'Autunno, doni preziosi e doni falsi.
Gli uni li trovi a fatica scansando spine, o pulendoli dal terreno che resta addosso sembran di poco valore ma son doni schietti. 

Gli altri li guardi da lontano. Sembran belli ma non han utilità, marciran tra i resti delle foglie cadute.

L'autunno fa riscoprire il calore di casa, di un fuoco che scoppietta, di piccole quotidianità che riempiono la vita.

Fa cercare tra i ricordi, la ricetta di ciò che nonna Maria mi preparava in primavera, quando i fiori del sambuco erano profumati piccoli doni da far affondare nell'impasto di farina gialla. La stessa ricetta che replicava con lo sciroppo di fiori di sambuco in Autunno, per un *pane* che era in realtà un biscotto tondo, friabile e profumato.
Quella ricetta l'ho cercata invano, nel quaderno coperto da quella scrittura precisa che affievolisce ogni volta che lo apro.
L'ho cercata anche tra i libri che nonna aveva sulla mensola della cucina.
Non sono stata capace di ritrovarla e ho, negli anni, provato e riprovato ricette recuperate da libri e da riviste, senza che mai eguagliassero quelli di nonna, quelli dell'Autunno perchè è il momento perfetto per mangiarli.
Di tutte quelle provate, al momento, questa è quella che mi ricorda di più i suo *pan de Mej* che faceva probabilmente a memoria, senza dosi, con la precisione che solo la pratica ti porta.
Ve la giro, anche se non è ancora la definitiva, perchè a me la ricorda molto.
L'autunno e la cioccolata aspettavano questo pezzo di biscotto dal colore dell'autunno.

PAN DE MEJ ... o quasi 


100 g di farina di mais finissima (Fioretto)
100 g di farina 00
75 g di zucchero semolato
75 g di farina di mais da polenta 
75 g di burro fuso
1 uovo intero e 1 tuorlo
15 g di lievito di birra fresco
i semi di 1 bacca di vaniglia (Madacascar... dono di un'amica)
3 cucchiai di sciroppo di sambuco 
1 pizzico di sale, zucchero a velo per guarnire


Setacciare sulla spianatoia le tre farine, formare una fontana e versarvi lo zucchero semolato mescolato ai semi della bacca di vaniglia, le uova, il burro fuso ed il lievito sciolto nello sciroppo di sambuco, e cominciare ad amalgamare con una forchetta.
Aggiungere 1 pizzico di sale. Formare una sorta di palla (sarà poco compatta e tenderà a non lievitare quasi). 
Fatela riposare al caldo in una ciotola di vetro coperta da un panno umido o dalla pellicola trasparente per 60 minuti.
Scaldare il forno (se a gas a 200° se elettrico 175° statico) 
Formare dei panini tondi, leggermente schiacciati ai bordi e disporli distanziati sulla placca del forno ricoperta da carta forno.
Spolverare di zucchero semolato prima di infornarli.
Far cuocere per 30 minuti (se il forno è quello a gas) o 20 (in forno elettrico) facendo la prova dello stecchino per saggiarne il grado di cottura.
Farli raffreddare su una gratella dopo averli spolverati con zucchero a velo.


Note mie
- la farina da polenta che ho usato è quella di Storo, un po' rustica ma il sentirla *cantare* sotto i denti non è affatto una sensazione sgradevole.
- lo sciroppo di sambuco che ho usato era comprato (IKEA, lo confesso) e temo che il fatto che abbia reso *meno* intensamente il suo aroma mi fa decidere di provare a realizzarlo l'anno venturo, a primavera, con fiori freschi.
- Mi aspettavo una lievitazione, seppure limitata dato la presenza di farine più *pesanti*, ma il lievito ha solo fatto si che fosse meno *gnucco* l'impasto e più friabile il biscotto, quindi mettetelo.
- Fare attenzione ad infornare a metà forno, altrimenti il fondo del biscotto si brucerà.





lunedì 21 ottobre 2013

UN FUTURO IN DIPLOMAZIA. E LA ZUPPA DI LEGUMI AL CURRY.


Il telefonino squilla ed è il numero della maestra quello che lampeggia sul display. 
Panico: sarà successo qualche cosa ad Arc? 
Mi allontano dalla scrivania ed il cuore mi balza mentre scene apocalittiche scorrono sullo schermo del film che mi sto facendo.
Ebbene confesso di essere la mamma tipica Italiana, quella che gli corre appresso perchè ha dimenticato la merenda sul tavolo in cucina e ... NON MANGERA' nulla mentre i compagni sbaferanno le loro merendine!!! *o* 
Quella che gli impone la felpa pesante perchè ho freddo IO.
Quella che se piove DEVE avere l'ombrello, che quando esce da scuola ecco di nuovo la merenda, sia mai che deperisca!
Quella che se ha il mal di gola lo imbottisce di propoli tanto da rischiare gli spuntino le ali ed il pungiglione.
Quella che non si fa il bagno prima di tre ore, che non si beve la CocaCola prima di andare a letto *altrimenti* non dormi.
Intanto il telefonino squilla.
*Pronto?!*
Balle!
Pronta non sono.
*Mamma?!*

venerdì 18 ottobre 2013

UNA SFIDA ALL'ULTIMO BOCCALE... MA RESPONSABILE!!!



Non bevevo birra.
L'avevo assaggiata ma non mi era mai particolarmente piaciuta.
La usavo per cucinare, quando mancava il vino per il risotto o per uno stufato, ma a berla proprio non ci pensavo.
Le casse della spettanza che mi arrivavano ogni mese venivano diligentemente svuotate solo dagli amici e dal Martirio.
Nemmeno con la pizza mi attirava.
Poi ci fu il *Corso di spillatura* con altri colleghi in un ottica di *far cultura* e pure *far squadra*.
Divertente, interessante e... un insegnante che diventò insistente. 
*Perchè non vuoi assaggiare ciò che spilli?*
*Perchè la birra non mi piace* affermai un po' in sordina perchè non era proprio bello affermare che il prodotto per cui lavoravi non era nelle tue *corde*!!!
Non so quante volte me lo disse, in quella giornata di almeno 15 anni fa....e cedetti.
Da allora ho cominciato a berla, non solo in accompagnamento con la pizza, ma pure nei momenti conviviali con gli amici, e preferisco di gran lunga una birra alla spina piuttosto che quelle in bottiglia.
E qui arriviamo al gran cruccio del Martirio: sono diventata esigente (pignola e rompi.... a sentir lui!). Pretendo di avere una birra spillata bene, in un bicchiere pulito e con un cappello di schiuma di almeno due dita....
Se non me la portano come l'ho ordinata ? Semplice: la rimando indietro! In alcune occasioni ho persino mostrato a baristi improvvisati come si deve spillare una buona birra... e lì ho visto il Martirio nascondersi e poi stupirsi che nessuno mi avesse messo le mani addosso....anzi: mi avevano pure offerto la birra!!!

mercoledì 16 ottobre 2013

Mamma mia dammi cento lire ...e ... la colazione americana a Little Italy


Sono Italiana sin dal risveglio. 
La colazione per me è fatta di caffè caldo, ristretto, al limite un cappuccino con tanta schiuma e dolcezza fatta di biscotti, di panbrioche con la marmellata, magari la mia fatta in casa.
Yogurt e frutta, alla peggio, ma sempre sul dolce... mai sul salato.
Proprio non mi riesce di mangiare salato di prima mattina.
Mi hanno tentato con le scrambled eggs in Inghilterra, i french toast e bacon fritto. Anche a NY ho visto piatti che nemmeno a mezzogiorno avrei mai digerito e mi sono rifugiata nella caffetteria della Trump Tower per un muffin gigantesco ed una spremuta d'arancia che mi han tolto dalle narici l'odore delle uova che, di prima mattina, han l'effetto di un pugno nello stomaco.
Pertanto, quando questo mese, per la solita sfida di MTChallenge, è stata proposta la colazione americana, ho pensato: ok , gioco il jolly e salto la sfida.
Poi ho pensato che mi sembrava di fare un torto alla mia amica Roberta, con la quale scambio battute demenziali nelle pause delle mie giornate, per dimenticare lo stress della vita moderna. Lei che è di persona proprio come si *scrive*, piena di emozioni che traboccano e che ho scoperto essere tanto simile a me. 
Roberta che dall'Italia è lontana da un po' e si divide tra Olanda e Francia rincorrendo marito, figlia, famigliari...
Ho pensato a Lei, ed ai tanti Italiani che han fatto la valigia e via, inseguendo un lavoro e un'occupazione che nel loro paese faticavano a mantenere.
Ho pensato a tutti quegli Italiani che, come il mio trisnonno, si imbarcarono per *l'America* per cercar fortuna e nel farlo si portarono nelle valigie ricordi e pezzi di cuore e tra i ricordi anche quelli dei sapori di casa.
Ho pensato ad Alex, un bravissimo Chef che ha lasciato da poco Genova, la sua Zena, per cominciare una nuova avventura in Florida.

lunedì 14 ottobre 2013

CONTAMINAZIONI, PICCOLE NOTE DI SAPORE CHE SI INCONTRANO PER UN CONTEST.


Ci sono incontri che avvengono nella vita reale, dove le persone le *senti* dal contatto di una stretta di mano, scambi sguardi, sorrisi, parole in una situazione *in carne ed ossa* (e nel mio caso ...più carne che ossa :-) ). 

Ci sono poi gli incontri *virtuali*. 
Quelli che avvengono un po' per caso, dietro un video di computer, fatti di affinità che si incontrano, di passioni che si condividono... e che a volte magari si concretizzano in un incontro vero, tangibile.
Quando avviene scopri un mondo che sembra ruotare parallelo, e non importa se ci sono chilometri che ci divideranno poi, se abbiamo un modo differente di alzare gli occhi al Cielo, condizioni di vita diverse, lavori, amori e figli o animali che ci riempiono il cuore....tutto si appiana in quell'attimo che ci si riconosce. 
Quello con Vaty è stato un incontro virtuale, complice un commento su una ricetta (nemmeno mi ricordo quale fu...) un nome curioso su cui investigare.... e scoprire il suo blog, le sue passioni, il suo bel viso che si mostra nel riquadro sulla destra dello schermo.

Armonia.

Tutto quello che la riguarda sembra essere un'armonia e la musica non è che una *nota* che detta il ritmo dei suoi post, dei suoi piatti e delle foto splendide che pubblica in questo mondo strano e volatile che è la Blogsfera.

La seguo spesso senza commentare perchè la fretta che detta il ritmo della mia vita mi lascia il tempo per vagare tra i Blog che preferisco solo mentre mi sposto in metropolitana per andare al lavoro e, la mia manifesta incapacità dal piano tecnico, spesso non mi lascia commentare dove vorrei con il mio telefonino.

Ora Vaty ci propone un Contest, in un tema in cui mi riconosco, quello del confronto... dell'evoluzione... del nostro modo di cucinare.

Premetto che non partecipo spesso a contest, escludendo una gara mensile alla quale partecipo più per sperimentare ed imparare che per vincere, anche perchè non sono così competitiva come dovrei e la mia è una cucina *di casa* mai paragonabile a professionisti del Food che vedo ed ammiro da lontano.

Ma questo contest mi piace, mi incuriosisce. Sono spesso stata attirata da cucine etniche ma il riprodurre determinate ricette sarebbe stato impossibile visto i gusti *tradizionalisti* e *conservatori* della mia famiglia.

Quindi a volte mi sono spinta ad utilizzare in maniera *convenzionale* alcuni ingredienti che non vengono dalla mia cultura alimentare trovando che si potevano *adattare* ricette etniche alla mia cucina *di casa*.

In questo caso ho usato il riso nero venere, quello integrale e NON il parboiled che si trova in commercio nei supermercati, ed il peperoncino *NORA* che mi sono stati procurati da Michela e dal suo blog dove spesso prendo spunto di *contaminazioni* con la mia cucina...

Quindi eccomi qui, Con questa ricetta, partecipo al Contest di Vaty... contaminazioni ? ... forse...


RISO NERO CON ZUCCHINE, FIORI E GAMBERETTI AL PEPE NORA....




Ingredienti per 3 persone

300 g riso venere integrale
200 g zucchine piccole 
200 g di gamberetti lessati e sgusciati (io 1 confezione surgelata)
6 fiori di zucchina
1l. brodo di verdure (il mio dal mio estratto di verdure)
1 cipolla bianca piccola
20 pomodorini ciliegino non troppo maturi
semi di senape 
peperoncino Nora
Olio EVO q.b.


Lessare il riso venere per 35 minuti (se utilizzate quello in commercio, che è parboiled, 13  minuti saran sufficienti) scolarlo e tenerlo da parte
Scaldate un wok capiente e versate 3 cucchiai di olio EVO, la cipolla affettata e 1 cucchiaino di semi di senape.
Tagliate le zucchine a rondelle e unitele alle cipolle e saltate velocemente aiutandovi con un cucchiaio di legno.
Aggiungere i gamberetti ed il riso bollito.
Coprire a filo con il brodo e chiudere con un coperchio per circa 10 minuti.
Aggiungere i pomodorini tagliati a quarti ed i fiori di zucca puliti, privati del picciolo e tagliati a striscioline.
Aggiungere il peperoncino, due buoni pizzichi.
Bagnare con il brodo e terminare la cottura a pentola scoperta. 
Aggiustare di sale (eventualmente di peperoncino se troppo... debole) e servire in ciotole con le bacchettine... per chi le sa usare ;-)


giovedì 10 ottobre 2013

DI ALLENAMENTI E PASTA E FAGIOLI


Alla fine mi hanno vinta.
Ho ceduto dopo innumerevoli volte che il mio medico (donna) mi ricordava che, vista l'Età, avrei dovuto pensare seriamente a fare più movimento...
*non solo per il peso sa, ma anche per le ossa, alla sua età bisogna cominciare a pensarci*
Simpatica!.... come il sale nel caffè!
Poi ci sono i rimproveri del Martirio per ogni volta che mi vede mettere in bocca un dolce....
*poi ti piangi addosso perchè ingrassi!*
Simpatico... come la mia dottoressa!
Poi c'è Arc, che mi dice che sono *morbida* ... e lo vedo bene in politica o nella diplomazia, ma che mi rimarca il fatto che tra me e quella delle foto del *prima e durante* il matrimonio... corrono ormai più di 20 chili.
Ho un bel credere alla ginecologa che mi ricorda le dosi di ormoni da elefante che ho dovuto assumere per riuscire ad avere il mio miracolo.... hanno fatto effetto e la mia stazza sta assomigliando sempre di più a quella della signora Dumbo.
So che non li smaltirò in tutto il resto della mia esistenza ... campassi cent'anni continuerò a tenermeli come zavorra.
Avevo cominciato a correre per mezz'ora ogni mattina attorno al mio blocco di case, dai 3 ai 4 chilometri percorsi con ogni tempo e ho mantenuto con costanza l'ora di sveglia alle 5,50 per scendere in tuta (incarognita più che mai per essere in giro a quell'ora invece di godere degli ultimi momenti di caldo tepore del mio lettuccio) e girare come una cretina in tondo per poi precipitarmi in casa sotto la doccia e di corsa verso l'ufficio.
C'è da dire che non avevo nessun timore visto che, a quell'ora, circolava più gente che di giorno. 
Conoscevo i magazzinieri dell'Esselunga, che aspettavano i camion davanti al magazzino, mentre a denti stretti arrancavo sul marciapiede.
Per non parlare dei portieri dei vari stabili che a quell'ora portavano in strada i sacchi della rumenta. Alcuni mi accennavano un saluto veloce, mentre scansavo i sacchi in mezzo al marciapiedi evitando cadute e lanciando (mentalmente) anatemi e grugniti... di più non avrei potuto fare.
C'erano poi i padroni dei cani, che tutte le mattine alle 6.00 si avviavano insonnoliti e più imbestialiti di me, verso i giardinetti in fondo alla strada, dove mio figlio, giocando nel pomeriggio con gli amici, regolarmente finiva nel bel mezzo di alcune delle deiezioni di detti quadrupedi...che alcuni di questi bipedi si dimenticava di rimuovere.

lunedì 7 ottobre 2013

Una mattina d'autunno, i suoi colori e ... il pan brioche alla zucca.



Fuma la tazza di caffè, la prima della giornata, nelle mie mani.
Fuma come la bruma che si alza dal frutteto.
Si perde lo sguardo verso l'autunno che sta iniziando ora, ed il silenzio della mattina è un sentiero per i pensieri.
Puliti dal sonno vanno liberi verso la giornata da percorrere.
Domenica. 
Festa.
Un'amica che dorme nella stanza degli ospiti e una giornata per stare assieme lontano dai crucci di tutti i giorni.
Complice la campagna ed i ritmi diversi.
Ancora negli occhi l'immagine della chiesa di Oropa, dopo la messa di ieri sera quando, chiuso il sacello della Vergine, anche la nebbia a posto il velo alla giornata.

giovedì 3 ottobre 2013

VOGLIO UNA VITA MONOTONA


Non ditemi che non è capitato anche a voi almeno UNA volta, di desiderare una vita tranquilla. 
Di quelle che rasentano una sana e rassicurante MONOTONIA.
Un po' come *La canzone mononota*, sempre uguale.
Stesso timbro.
Stesso ritmo.
Quelle vite fatte così: di certezze; orari stabiliti; ritmi lenti ed uguali. 
Un giorno dopo l'altro.
Senza sorprese, senza guai, senza imprevisti.
Dove l'autobus passa sempre alla stessa ora ed arriva senza intoppi a destinazione.
Voglio una vita regolare e regolata.
Così, per cambiare!
E chissene di Steve McQueen! Voglio la vita delle favole, quella di Hello Kitty e di Winnie the pooh. 
Al massimo quella di Tigro va' ....
Voglio una vita senza ritardi.
Voglio dormire otto ore senza sensi di colpa.
Le amiche non le voglio incontrare al Roxy Bar, 
ma ai giardinetti di Piazza Sicilia mentre mio figlio gioca con i compagni negli ultimi pomeriggi di sole.