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mercoledì 31 ottobre 2012

ADRIANA I POMODORI VERDI ABBANDONATI E UNA MARMELLATA CON LA VANIGLIA.


Avevo sentito spesso Adriana decantare la bontà della marmellata di pomodori  verdi  che ha sempre fatto. Mi aveva anche incuriosito. I pomodori verdi, al limite, li vedevo bene fritti, come li preparano negli Stati del Sud degli Stati Uniti d’America. Hanno pure scritto un libro bellissimo, attorno a questo piatto, diventato un film gradevole e non tanto dissimile dal romanzo.
Dicevo: li vedevo bene fritti… ma in marmellata bah! Anche perché il pomodoro ha una certa acidità anche da maturo, che solitamente attenuiamo aggiungendo zucchero al sugo (io bicarbonato, una puntina, toglie l’acidità e non cambia sapore alla salsa), quindi immaginavo che fosse terribile quando ancora acerbo.
Un paio di fine settimana fa, mentre salutavo una vicina di casa della casa di campagna (la stessa che mi fece imparare come consumare le *cotolette di borragine*), vedo ancora attaccati sulle piante della nostra amica Angela, una notevole quantità di pomodori di un verde tanto intenso da sembrar fatti di cera. Angela si è appena trasferita e l’orto ormai è stato abbandonato a se stesso.
*Che peccato, la stagione è finita e non sono ancora maturati!* La frase mi esce come un sospiro a mezza voce.
Adriana mi guarda perplessa e mi fa osservare che, proprio da quei pomodori, si potrebbe ottenere una marmellata molto buona. Qui scatta la famosa richiesta: *Daiiii,  dammi la ricetta!!!*
Lì, sul ciglio della provinciale, in una sera di ottobre che vede il sole calare presto dietro le montagne color ruggine, Adriana, con quel fare preciso e semplice, mi racconta la ricetta. La racconta perché non si limita a dare ingredienti e quantitativi, ma ti illustra il processo per ottenere la marmellata con tale maestria, che par di ascoltare una favola; ed io, le favole, amo ascoltarle!
Allungo una mano, verso un pomodoro che si fa largo tra le maglie rade della rete di recinzione. Mi pare brutto, però, perpetrare un furto a danno di amici. Tolgo il telefonino dalla tasca e, a tentoni perché ho dimenticato gli occhiali, confesso il mio peccato all’amica, chiedendole il permesso di saccheggiare un po’ le piante cariche di frutti acerbi.
Attendo seduta sul muretto che arrivi una risposta, ben consapevole che la mia amica potrebbe avere anche il cellulare spento. Il bip del messaggio mi coglie quasi di sorpresa…
*Ma nn sei normale!!: -) puoi prendere qllo k vuoi figurati… sono certa k sarà ottima.. entr  pure a fare razzia ok?*
Mi si stampa un sorriso di sollievo sul viso e, arrampicandomi sul muretto lì vicino, riesco a *ripulire* le prime due piante. Guadagno anche un paio di graffi ed una botta al ginocchio ma, oramai è noto, più che ad un atleta io assomiglio ad un gatto di marmo.
Torno con il mio bottino a casa… poi, all’arrivo a Milano, metterò subito in infusione i pomodori con lo zucchero, in attesa di trasformare questo tesoro verde in una marmellata buona buona…
Lunedì sera procedo come da copione e poi… giovedì, ho l’occasione di portarla in ufficio da far assaggiare ai colleghi.
Da qualche settimana, infatti, una collega che deve rinfrescare il lievito madre, una volta la settimana porta il pane appena sfornato e, sapendo che io paciugo in cucina ed amo fare le marmellate, mi propone di offrire una colazione ai colleghi.
Detto fatto giovedì apro il barattolo e lo lascio a disposizione dei colleghi, assieme al pane, vicino alla macchinetta del caffè…. Tempo mezz’ora il vasetto è sparito. S P A R I T O… nel senso che un collega gentile si offre di portarmelo pulito…. e di far sparire l’ultimo cucchiaino rimasto….   Che ne dire: sarà piaciuta?
Intanto, un barattolo, l’ho accantonato per Angela…. E uno per me…. :-P

MARMELLATA DI POMODORI VERDI E VANIGLIA.

Ingredienti (per tre vasetti e una tazzina)

Kg. 1,5 di Pomodori verdi sodi 
1 1/2 stecca di vaniglia 
800 gr. zucchero

Tagliare a pezzetti piccoli i pomodori verdi, dopo averli lavati ed asciugati
e lasciarli in infusione in una ciotola coperta,  con le stecche di vaniglia incise e lo zucchero, per almeno 24 ore.
L'indomani versare in una pentola il contenuto della ciotola che sarà diventato acquoso.
Far cuocere con fuoco molto basso schiumando se serve, per almeno 4 ore.
Quando si sarà addensata, togliere le bacche di vaniglia, frullare con il frullatore ad immersione e rimettere sul fuoco fino a che raggiungerà la temperatura di 105°.
Invasare in vasetti sterili e lasciarli freddare capovolti.



domenica 28 ottobre 2012

RINCORRENDO UNA CROSTATA...COLORATA.


Credo di avere confessato più volte la mia passione per i dolci. La mia linea tonda sottolinea la veridicità di quanto affermo. Passione è dire poco, è quasi una malattia...
E' indubbio ed universalmente noto che amo mangiarli ma, come in questo caso, amo farli.... inventarli... adattare un dolce assaggiato al mio gusto personale, re-inventarlo.
Altra cosa risaputa è che, tra i dolci che amo più fare (ed assaggiare) c'è la crostata. 
In occasione di un compleanno di un'amica, ho assaggiato una crostata di pasticceria molto scenografica e che mi è piaciuta, anche se molto dolce.
Non sapendo in quale pasticceria era stata ordinata, il tarlo della ricetta che NON si riesce ad estorcere... ha lavorato.
La frolla era scura, al cacao, ma un po' troppo dolce per i miei gusti.
Il ripieno era una crema rossa (anche questa dolce) con pistacchi tritati distribuiti sulla superficie, da dove facevano capolino lamponi freschi.
Ora, direte voi, non sarebbe stato più semplice chiedere l'indirizzo della pasticceria e parlare direttamente con l'artefice? 
Seeee, troppo facile!
Pensando alla crema, mi è venuto in mente il lemon curd di Alessandra di Menuturistico, quello leggero leggero....senza burro. Se avessi sostituito il limone con un passato di lamponi...ecco fatta la crema rossa. Per la frolla mi è venuto in mente che, da qualche parte, avevo salvato una ricetta di frolla al cacao di Knam... trovata! Non c'è nemmeno troppo zucchero! 
Poi non è stato subito ossessione.... ma è montata piano piano... solo che mancava l'occasione.
Quand'ecco: L'OCCASIONE! 
Una collega ottine il trasferimento in uno stabilimento più vicino a casa e... si fa festa! 
Quale migliore occasione di far assaggiare una novità a palati diversi e far un augurio di buona fortuna alla collega.
Prima cosa ho fatto il curd che ho chiamato LAMPO CURD... (da lampone ... in English Flash Curd...hihihihi). Dubitavo del risultato ma... MI SBAGLIAVO!!!
Buono da gustare anche da solo tanto che, per evitare di doverlo rifare, ho dovuto nascondermelo dalla vista in un angolo alto del frigorifero.
Poi sono passata alla frolla utilizzando un cacao amaro per non rendere la preparazione troppo stucchevole.
Finalmente ho montato la torta (era circa l'una di notte... così il guscio non si sarebbe inumidito troppo).... e l'indomani un successo.
Una torta da MAIALA EFFIGE.... unica modifica che farei... una pennellata cioccolato amaro al 70% sul fondo ed i bordi della frolla, a staccare di netto il dolce/aspro del curd ed a far da impermeabilizzazione del guscio.

CROSTATA AL CACAO CON LAMPO-CURD SCAGLIE DI PISTACCHI E LAMPONI FRESCHI.

Ingredienti per la frolla (ricetta Knam)

300 gr farina
50 gr cacao
3 tuorli
170 gr burro
150 gr zucchero


Nel bicchiere del tritatutto inserire la farina, il cacao, lo zucchero e azionare 2 o 3 volte la funzione *pulse*.
Aggiungere il burro freddo (di frigorifero) e azionare la funzione pulse sino a che si forma un composto sbriciolato.
Aggiungere i tuorli (uno alla volta) sempre utilizzando la funzione pulse per max 10 secondi per volta.
Quando il composto comincerà a formare briciole più grosse, versare sulla spianatoia leggermente infarinata (io a volte uso un vassoio di metallo freddo di frigorifero) e, con le mani raffreddate sotto l'acqua fredda ed asciugate, cominciare a compattare il tutto in una palla.
Stendere velocemente la pasta su un foglio di carta forno e foderare la teglia (io ho usato una teglia quadrata da 30cm.) e mettere in frigorifero per almeno 1 ora (se avete premura ed avete già pronto il curd, vi basteranno 10/15 minuti di freezer).
Cuocere *in bianco* il guscio di frolla a 175° forno statico per 10 minuti, coprendo il fondo con carta da forno appesantita da fagioli secchi.
Trascorsi 10 minuti, togliere la carta da forno e i *pesi* e terminare la cottura in bianco per altri 10/15 minuti.
Lasciare raffreddare bene (potete prepararla anche il giorno prima)

Ingredienti per il Lampo-Curd all'olio 
(da una ricetta di Alessandra blog Menuturistico).
3 vaschette di lamponi maturi e puliti.(tot. 375 gr.)
2 tuorli e 2 uova intere
1 1/2 2 cucchiaio di maizena
200 g di zucchero
1 cucchiaio di olio extravergine di oliva. 

Frullare con un frullatore ad immersione, le tre vaschette di lamponi.

A freddo, in una casseruola dal fondo spesso, ho mischiato tutti gli ingredienti, ad eccezione dell'olio, amalgamandoli bene con una frusta. Ho messo sul fuoco a fiamma medio bassa e, sempre mescolando, ho portato ad ebollizione. Ho abbassato la fiamma al minimo, ho fatto bollire per due minuti e poi ho filtrato il tutto in un colino a maglie molto strette. In ultimo ho aggiunto UN cucchiaio di olio EVO leggerissimo e ho subito invasato e conservato in frigorifero. 

Per guarnire 
50 gr. di cioccolato da copertura fondente al 70%
50 gr. di pistacchi sgusciati e tritati grossolanamente
1 vaschetta di lamponi maturi e puliti.(gr 125)

Per montare la crostata:

Sciogliere a bagnomaria il cioccolato fondente. Spennellare l'interno del guscio di frolla. Lasciare solidificare il cioccolato. (NOTA: la prima volta non l'ho fatto... questa della foto NON aveva il cioccolato... per me MERITA una PENNELLATA!!!)
Versare il Lampo-curd livellando bene la superficie.
Spargere i pistacchi tritati in maniera uniforme sulla superficie.
Distribuire i lamponi freschi sulla crema a mo di decorazione.

Se non consumata subito, conservare in frigorifero (1 giornata) coperta da una pellicola.


giovedì 25 ottobre 2012

LE MANI DI UNA DONNA E IL PANE DOLCE DEL SABATO.


Le mani di una donna lavano panni e visi,
per vestire i sorrisi dei bimbi 
e cantare assieme alla fontana.
Le mani di una donna scrivono su di un foglio
parole e frasi e canzoni,
per rendere grazie e gioire della vita.
Le mani di una donna intrecciano cesti,
per raccogliere fiori e grano nei campi
che sarà lieve come la farina.
Le mani di una donna raccolgono la frutta matura
la cuociono con la dolcezza del loro amore
per il risveglio zuccheroso dei loro bimbi.
Le mani di una donna raccolgono e rompono gusci
per cercare un dolce tesoro, 
che verrà a nascondersi in un impasto.
Le mani di una donna intrecciano capelli e cuore
ed il pane per il Sabato
e rincorrono pensieri felici.
Le mani di una donna si levano in aiuto
di una sorella che vorrebbe fuggire
la violenza del mondo e l'odio di un uomo.
Le mani di una donna chiedono protezione
ma non fermano il ferro,
l'odio, l'ignoranza, la violenza .
Le mani di una donna raccolgono sangue
e un pianto che grida sempre più forte
ma che nessuno vuol ascoltare.
Le mani di una donna pregano ed impastano
un pane di Fede
in un Padre giusto.
Un Padre che punirà le mani 
di un uomo che ha spezzato una vita
e non un pane.

Questo ultimo pane, lo vorrei spezzare assieme alle tante e troppe donne che han chiuso gli occhi, il cuore, la vita, sotto i colpi vili inferti dalle mani di un uomo.

PAN DOLCE DEL SABATO CON UVETTA, NOCI PECAN E SEMI DI SESAMO



Ricetta di Eleonora di Burro e Miele 
per due trecce ripiene:

500 gr di farina MANITOBA
2 uova medie (circa 60-62 gr con il guscio)
100 gr di zucchero
20 gr di lievito di birra
125 ml di acqua tiepida
125 ml di olio extra vergine d'oliva
10 gr di sale

per il ripieno:
100 gr. di uvetta 
100 gr. di noci pecan
1 cucchiaio (scarso) di semi di sesamo.

Prima di tutto e importantissimo, setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a far formare una schiuma. Mischiare la farina, il sale e lo zucchero e versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi l'olio e per ultimo le uova, uno ad uno, fino alla loro incorporazione. Lavorare fino a che l'impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita.
Lasciar lievitare per almeno due ore, dopodichè, sgonfiare l'impasto e tagliarlo in due parti uguali. Tagliare poi ognuna delle parti in tre.
Stendere su un piano infarinato ognuna delle parti lunghe circa 35 centimetri e larghe 15. 
Distribuire sulle strisce l'uvetta strizzata e le noci pecan. 

Arrotolarle poi sulla lunghezza, in modo da ottenere tre lungi "salsicciotti".Unirli da un capo e cominciare ad intrecciare.
Adagiare la treccia su una placca da forno unta di olio. Lasciare lievitare ancora due ore.  

Sbattere il tuorlo d'uovo con un cucchiaio di acqua e spennellarlo sulla superficie; spolverare di semi di sesamo.


Infornare in forno già caldo e STATICO a 200°C per circa 15-20 minuti.

Con questa ricetta partecipo all'MTChallenge di Ottobre di Menuturistico proposto da Eleonora di Burro e Miele.


lunedì 22 ottobre 2012

I CANEDERLI ED IL MIO RITORNO A *THE RECIPE-TIONIST*



Ho ereditato da mio padre la passione per la montagna, per la sfida di vincere l’altezza, di scoprire l’angolo segreto dal quale guardar il mondo. Sarà forse anche per questa eredità che
adoro il Trentino: vi ho trascorso le vacanze della mia adolescenza tra passeggiate, arrampicate, corse per i prati.
Ho avuto modo di apprezzare il carattere schivo ma sincero di questa gente, la semplicità con la quale accolgono i turisti, la loro ospitalità che mette a proprio agio.
Ho ancora il ricordo di alcuni amici con i quali ho condiviso sia passeggiate tra rocce e stelle alpine, con i quali si risparmiavano fiato e gambe per raggiungere esausti e felici punti di una bellezza tale da togliere il fiato e per poi, la sera dopo cena, passare ore a raccontar storie, mentre si beveva una birra ad un tavolo di legno ammirando le sagome scure delle Dolomiti o, semplicemente si guardava un cielo trapuntato di stelle.
Ho imparato ad apprezzarne la cucina, fatta di cibi semplici, utilizzando anche avanzi perché la vita nelle valli è sempre stata dura e non si butta nulla.
Tutto questa ode al Trentino è per arrivare alla ricetta di oggi: I CANEDERLI.
Li faccio spesso, il più delle volte vado ad occhio ma, questa volta ho voluto seguire la SUA ricetta…. quella del vincitore del Recipe-tionist di Settembre… Gianni!!!!! (alias Cocogianni), quella con tutte le dosi precise precise … e mi è piaciuta tantissimo.
La scelta è caduta su quelli in brodo, perché avevo il brodo quello *vero* del lesso, da godere … ed è stato godimento puro!

CANEDERLI ALLO SPECK

INGREDIENTI (per 4 persone)

6 panini raffermi (ideale le rosette…. Io non le avevo ho usato panini tipo francesini)
100 g di speck
2 bicchieri di latte
20 g di burro
1 cipolla
2 uova
2 cucchiai di prezzemolo tritato
Noce moscata
Brodo di carne
Erba cipollina tritata (io non l’avevo)
Formaggio grana grattugiato
Pepe bianco
Sale

PREPARAZIONE

Tagliare il pane a pezzetti abbastanza piccoli metterlo in una ciotola ed aggiungere il latte molto caldo. Fare ammorbidire il pane per 20 minuti.
Nel frattempo tagliare lo speck in pezzetti abbastanza piccoli e tritare la cipolla e dil prezzemolo.
Mettere in una padella 20 g di burro, rosolare lo speck, unire cipolla e prezzemolo e, dopo un minuto, togliere dal fuoco e far raffreddare.
In una ciotola mettere i pezzetti di pane strizzato, le uova, un pizzico di sale ed un pizzico di pepe bianco, la noce moscata e il composto di speck, cipolla e prezzemolo.
Amalgamare bene con le mani e se il composto fosse troppo asciutto aggiungere un po' del latte.Formare 12 sfere rotonde, metterle nel brodo bollente e cuocerle per 15-20 minuti. Io ho passato nella farina le  sfere prima di cuocerle, per non farle attaccare al piatto.
Servire in piatti fondi preriscaldati con un po' del brodo di carne mettere un pizzico di erba cipollina (io non l’ho messa) e a scelta il formaggio grattugiato (questo l’ho messo!!!).

Con questa ricetta partecipo al contesta The Recipe-tionist di Flavia del blog Cuocicucidici.

mercoledì 17 ottobre 2012

SONO UGUALE ALLA CANALIS....ovvero CRONACA DI UN FUORI GARA (FORSE) DI UNA FUORI DI TESTA (SICURO).

Sono caricatissima, questo mese, per la sfida di MTC
Eleonora (quella del *continente nero*) è stata in grado di coinvolgere tutti quanti, con la semplicità e la profondità della sfida che ci ha lanciato. Un testo profondo, che ci scosta le *tende* e ci fa intravedere un mondo un po' diverso ma non poi così tanto diverso
Cultura (tanta ... quella di Ele), capacità di coinvolgere con lo scritto, Fede, voglia di svelarci una ricetta nuova, senza mai avere la pretesa di salire in cattedra. Questa è Ele(onora)!! 
(Sarà il nome ma mi è sempre stata simpatica!)
Si apre poi la solita giostra di Faccialibro.... con il gruppo dei fan (molto fun) di MTChallenge... tutto un incrociarsi di suggerimenti, consigli, richieste di chiarimenti... Con Eleonora che istiga e Alessandra che (ci gode) ci bacchetta quando tentiamo vie traverse. Il mistero del Tichel...  
Quindi: pronti? VIA! Mi butto; impasto; di ripieni me ne vengono in mente tantissimi ma debbo fare una scelta e quindi parto con i primi due pani dolci del sabato, che ho pubblicato qui, pistacchi-miele-semi-di-anice. 
Spazzolato a pranzo e regalato ad amici.
Ora tocca ad altro e, tra le alternative: DATTERI. Scelgo i Medjoul che sono Israeliani e che non conoscevo sino a qualche anno fa quando, una collega, me li fece assaggiare di ritorno da Israele. Con i datteri le mandorle, buone croccanti, siciliane... e i semi. Qui arriva il bello: NON ho capito che ci fossero delle restrizioni sui semi (si parlava mi sembra anche di quelli di lino, che a me fanno venire in mente i cataplasmi che faceva la mia nonna per la tosse) e quindi: IDEONA.... Nigella (detta anche sesamo nero.... Wikipedia docet)!
Si, la Nigella di solito si usa con il salato, ma ha un gusto di affumicato che con il dattero dolcissimo e ciccioso... ci sta. Il trucco è metterne pochi di semini, e gli amici che l'hanno assaggiata hanno gradito. 
Poi, del resto, è tutta una questione di gusto, del tutto personale, ma sinceramente non ci ho pensato sino a quando, nel gruppo Faccialibro... ho scoperto di avere toppato.

Notare, prego, il vasetto sullo sfodo
Rileggo ma mi sembra di aver capito che tutti i semi vadano bene, basta siano semi... Che faccio pubblico o non pubblico?? Mento... pubblico un flop o faccio finta di nulla?
Mentir non ha senso e poi non mi è mai venuto bene...
Perbacco! Un po' come una notizia commentata in mattinata su FB. Elisabetta Canalis cucina il pollo ai ferri ed è scalpore. Lo so, è una cosa banale, ma almeno cucina!!
Pensare che in Italia viene venduto persino un libro di ricette che puntano su preparati del supermercato ma, dato che è una nota conduttrice televisiva a proporli, la casa editrice pubblica! Eppure sono di moda, vanno come il pane... 
Poi c'è il mondo dei foodblogger, quelli stellati, quelli bravi che insegnano o  quelli che fan solo pubblicità, quelli che pubblicano tutti i giorni, o quelli che sbagliano clamorosamente tutti i dosaggi, le foto, quelli che sanno invece unire tutto un mondo, quelli che parlano di cibo ma non solo... e poi ci sono io.
Io ho aperto un blog per farmi due risate, per scrivere quello che mi scappa dalle punta delle dita, dal mio cervello fuso e, nel massimo rispetto degli altri pubblico pure delle ricette!
Sono ricette che tutte le massaie sanno fare e non ho la pretesa di insegnare qualcosa a nessuno. Confesso di avere biglietti da visita ma me li regalati un'amica (MITICA) che li ha disegnati sul MIO glicine..heart
Del resto partecipando a MTC sono sempre riuscita ad imparare..... quasi... se penso ai profiteroles.... QUELLI non sono riuscita proprio a rifarli!! (ogni tanto ci ripenso: riprovare??? naaaa!).
Quindi, ritornando a bomba sulla Canalis: lei cucina. 
Non ha un blog di cucina come me ma, se trova chi le pubblica la ricetta, ben venga! 
Quindi se anche un piatto banale può essere pubblicato su una rivista, posso pubblicare anch'io il mio pane con la Nigella nel mio spazio (chiamiamolo Steeve)... de gustibus... Ergo: SONO UGUALE ALLA CANALIS!!!! anche se non ho le tette rifatte, se non mi dimeno a ritmi sincopati insieme ad una bionda...
Figooooo mi sa che se vedo George e lo colgo tra il chiaro e lo scuro, ci faccio un giro anch'io.... magari in battello sul lago di Como!
Poi, come per la Canalis.... non chiedetermi di ballare e sul bancone dove invece ci stenderei la pasta che viene di un beeeeene!
Quindi... TA DAAAAAA!!!! (rullo di tamburi) TataNora-Canalis... pubblica questa ricetta e partecipa (probabilmente fuoriconcorso) all'MTC di Ottobre 

dove le TRE pie donne di Menuturistico cercano di tener a bada giudicar questa marea di pazzi furiosi ed uscirne, anche questa volta, senza grossi traumi.

Dimenticavo... stasera ho cucinato.... proprio COME LA CANALIS!






PANE DOLCE DEL SABATO CON DATTERI MEDJOUL, MANDORLE E... SEMI DI NIGELLA.

 
per due trecce ripiene:

500 gr di farina MANITOBA
2 uova medie (circa 60-62 gr con il guscio)
100 gr di zucchero
20 gr di lievito di birra
125 ml di acqua tiepida
125 ml di olio extra vergine d'oliva
10 gr di sale

per il ripieno:
9 datteri Medjoul
1 manciata di mandorle (circa 80gr)
1 cucchiaio (scarso) di semi di Nigella 

Prima di tutto e importantissimo, setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a far formare una schiuma. Mischiare la farina, il sale e lo zucchero e versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi l'olio e per ultimo le uova, uno ad uno, fino alla loro incorporazione. Lavorare fino a che l'impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita.
Lasciar lievitare per almeno due ore, dopodichè, sgonfiare l'impasto e tagliarlo in due parti uguali. Tagliare poi ognuna delle parti in tre.
Stendere su un piano infarinato ognuna delle parti lunghe circa 35 centimetri e larghe 15. 
Tagliare a tocchetti i datteri. Distribuirli sulle strisce assieme alle mandorle.

Arrotolarle poi sulla lunghezza, in modo da ottenere tre lungi "salsicciotti".Unirli da un capo e cominciare ad intrecciare.
Adagiare la treccia su una placca da forno unta di olio. Lasciare lievitare ancora due ore.  

Sbattere il tuorlo d'uovo con un cucchiaio di acqua e spennellarlo sulla superficie; spolverare di semi di NIGELLA.


Infornare in forno già caldo e STATICO a 200°C per circa 15-20 minuti.








martedì 16 ottobre 2012

CROSTATA D'INVERNO

Il mio compleanno capita sempre sul margine dell'inverno e questo fatto è un limite. 
Capita tutti gli anni... e questo è Storia (a questo punto antica).
Di solito festeggio con la famiglia, gli amici; magari faccio una torta.
Amo le crostate ma i colori, i sapori, le alternative della bella stagione sono lontane, quasi dimenticati. 
Ma amo le crostate. :-(
Frutta fuori stagione non se ne parla, non sa di molto e costa un botto, la marmellata poi è così scontata!
La torta me la merito e sono seccata!
Seccata... seccata... 
Poi, un bel giorno trovo questa ricetta, tra le pagine di un giornaletto di quelli che si leggono dal parrucchiere, tolto il guscio che indicava solo 350 gr. di pasta frolla, per il ripieno è stato un amore a prima vista.
Da quel dì la faccio per ogni compleanno, a volte più volte durante l'inverno e ha sempre un gran successo.
Negli anni ha subito svariate modifiche dovute a continue sperimentazioni.... tutte ugualmente apprezzate!
Questa volta arrivo un po' in anticipo, grazie al simpatico Contest di Emanuela di Arricciaspiccia con i prodotti di Noberasco.

Poche settimane fa, nel cuore pulsante di Milano, la Noberasco ha aperto un nuovo negozio dove si possono trovare frutta secca (praticamente TUTTO l'inimmaginabile) e quella disidratata. Cercavo un ingrediente per un altro dolce e, inutile dirlo, QUI l'ho trovato!! L'ho trovato assieme a cento mille altre idee per regali golosi e gratificanti da fare ad amici e conoscenti... e qualche peccato di gola personale... e alcuni ingredienti per questo dolce, grazie ai consigli e la pazienza di chi mi ha servita.
Insomma, tra poco sarà il mio compleanno.... quello del giro di boa... e ho bisogno di conforto, beh! questa torta (credetemi) lo è!

CROSTATA DI FRUTTA SECCA E DISIDRATATA

Ingredienti

Per la frolla
300 gr. farina
150 gr. burro 
100 gr. zucchero
1 cucchiaino di essenza di vaniglia
1 presa di sale
1 cucchiaio di acqua
2 tuorli
scorza di limone grattugiata.

Per la farcia:
200 gr. di ricotta fresca 
80 gr. di zucchero a velo
1 tuorlo
10 amaretti
2 cucchiai (abbondanti) di Brandy
40 gr. di uvetta ammollata nel Brandy
25 gr. di mandorle sgusciate
25 gr. di nocciole sgusciate
25 gr. di noci sgusciate
25 gr. di pinoli 
25 gr. di pistacchi
30 gr. di cranberries
40 gr. di mango disidratato
40 gr. di ananas disidratato
25 gr. di lamelle di cocco disidratato
1 cucchiaio di farina di cocco per guarnire.

Preparare la frolla versando la farina a fontana, aggiungere lo zucchero, la vaniglia, i tuorli, la scorza di limone e l'acqua, lavorando con una forchetta.
Aggiungere il burro ammorbidito a pezzi e lavorare velocemente con la punta delle dita.
Formare una palla e metterla in frigorifero a riposare per almeno 30 minuti.

Trascorso questo tempo, stendere la pasta frolla in una tortiera da 24/26 cm. 

In una ciotola lavorare il tuorlo con lo zucchero. Unire la ricotta con 2 cucchiai di Brandy e sbattere ancora.
Distribuire sul fondo della pasta gli amaretti pestati, poi la crema alla ricotta.
Mescolare frutta secca e disidratata e distribuirla sulla crema.
Cuocere a forno caldo per 35 minuti (statico) poi, appena tolta dal forno, spolverarla con la farina di cocco. 
Lasciare raffreddare e toglierla dalla tortiera quando ben fredda.

Note mie: se non avete voglia di recuperare singolarmente gli ingredienti, o non avete abbastanza tempo, potete utilizzare una confezione di frutta esiccata mista della Noberasco.... viene buona buona buona lo stesso!

Con questa ricetta partecipo al contest WOW che dolce! primo contest di Arricciaspiccia.

sabato 13 ottobre 2012

IL PANE DOLCE DEL SABATO


Avete mai riflettuto come ci siano tanti modi di parlare di cibo (o di Food come si usa dire oggigiorno, che fa più figo)?  Spesso pensiamo e parliamo di cibo solo come fonte di sostentamento. A volte ne parliamo in termini di territorialità, di abitudini più o meno corrette nel consumarlo. Ultimamente va molto di moda parlare di educazione alimentare, di dieta mediterranea, di cibo biologico, oppure a chilometri zero. 
Poi ci sono abitudini alimentari legate alla coscienza, tipo chi rinuncia a mangiare carne (vegetariani) o chi si astiene da tutto ciò che è di origine animale (vegani).
Poi ci sono i Foodstylist, i Foodblogger… un mondo intorno al cibo… se ne parla sulla carta stampata, in televisione, per radio, in rete. Si parla di cucina etnica, fusion, di nicchia, tradizionale.
Poi c’è un ambito dove pur si parla di cucina, in rapporto a diversi credi religiosi ma è quello che meno viene approfondito dai più. Tutti sappiamo che ci sono religioni diverse che hanno regimi alimentari differenti, dettati da regole precise scritte nei testi sacri. Queste regole sono sconosciute ai più oppure si limitano a vaghe conoscenze scolastiche tipo: i mussulmani non mangiano maiale e non bevono alcol, i buddisti sono in maggioranza vegetariani, gli ebrei mangiano kasher, i cattolici non mangiano carne il venerdì..
Non tutti approfondiscono, non tutti si fanno domande circa abitudini alimentari dettate da credo religiosi diversi dal proprio. 
Io ho avuto modo di confrontarmi con queste regole alimentari differenti quando, da ragazzina, frequentavo un’amica ebrea. Mi è capitato di essere invitata a pranzo e, da curiosa come sono sempre stata, ho cominciato a chiedere cosa significava cucinare kasher e per quale motivo non potevano mangiare determinati alimenti. I genitori della mia amica, ricordo, mi avevano spiegato che i loro comandamenti religiosi imponevano regole ferree in merito all’alimentazione e che, fortunatamente, nella zona dove abitavano (abitavamo) si trovavano negozi che vendevano prodotti che si attenevano a queste regole.
Negli anni ho perso i contatti con questa amica (si è trasferita, se ricordo bene, negli Stati Uniti) ma mi è rimasto il ricordo dei pranzi con loro, e delle merende … con questo pane dolce del sabato.

Questo pane che è stata la sfida di questo mese lanciata da Eleonora di Burro e Miele, ma condivisa con gioia da tutti credo, visto che la cultura è anche in ciò che mangiamo figuriamoci in ciò che crediamo!
Quindi eccomi qui, con le mani in pasta in una tradizione che non è la mia ma che voglio comprendere, e cerco le analogie del nostro credere in Qualcuno di Grande, Superiore, Padre… e lo sto preparando per un’occasione di un pranzo domenicale, con una famiglia di un’altra confessione religiosa, con i quali si discute di religione, ci si confronta con interesse e senza negare la Verità dell’altro. Mi piace questa occasione, sarà come rendere tutti quanti grazie a Chi ci ha fatti incontrare, perché una preghiera è una preghiera, sempre… e non potrà mai  essere sbagliata.
Questo pane è stato fatto doppio, ed una delle due trecce è stata regalata ai nostri amici, che cambiavano casa perché nella loro casa… non mancasse mai il pane.. anche quello dell’anima.
Quindi ringrazio chi, anche solo stando in cucina, mi sta insegnando anche ad essere umile, e ad imparare a confrontarmi sempre e, soprattutto ad imparare!
Grazie Ele ed un grazie anche alle MenuTuristicheeeee!

PANE DOLCE DEL SABATO.

per due trecce ripiene:

300 gr di farina 00
200 gr di farina 02 uova medie (circa 60-62 gr con il guscio)

100 gr di zucchero
20 gr di lievito di birra
125 ml di acqua tiepida
125 ml di olio extra vergine d'oliva
10 gr di sale
100 gr. di pistacchi sgusciati
4 cucchiai di miele di acacia
un tuorlo d'uovo
un cucchiaio di acqua
semi di anice



Prima di tutto e importantissimo, setacciare la farina.
Sciogliere il lievito nell'acqua tiepida insieme a un cucchiaino di zucchero e far riposare una decina di minuti fino a far formare una schiuma. Mischiare la farina, il sale e lo zucchero e versarci il lievito e cominciare ad impastare, versare poi l'olio e per ultimo le uova, uno ad uno, fino alla loro incorporazione. Lavorare fino a che l'impasto si stacchi perfettamente dalla ciotola, lasciandola pulita.
Lasciar lievitare per almeno due ore, dopodichè, sgonfiare l'impasto e tagliarlo in due parti uguali. Tagliare poi ognuna delle parti in tre.
Stendere su un piano infarinato ognuna delle parti lunghe circa 35 centimetri e larghe 15. 
Tritare i pistacchi grossolanamente ed unirli al miele di acacia.
Spalmare il composto sulle parti della treccia.
Arrotolarle poi sulla lunghezza, in modo da ottenere tre lungi "salsicciotti".Unirli da un capo e cominciare ad intrecciare.
Ripetere l'operazione per la seconda treccia. Adagiare le trecce su una placca da forno unta di olio. Lasciare lievitare ancora due ore. 
Sbattere il tuorlo d'uovo con un cucchiaio di acqua e spennellarlo sulla superficie; spolverare di semi di anice.
Infornare in forno già caldo e STATICO a 200°C per circa 15-20 minuti.


Con questa ricetta partecipo all'MTC di Ottobre di Menuturistico!

mercoledì 10 ottobre 2012

ARCHIVIO...

Ho messo via
un'altra settimana intensa
un'estate che muore lenta
una casa che si rinnova.
Ho messo via
vento ed acqua,
la fretta di vivere
e questa vita che passa in fretta.


Ho messo via
invidie e cattiverie
...
che sempre meno mi toccano
e restano come sabbia
che l'onda cancella e sposta.


Ho messo via
le corse verso la scuola
ed un figlio che mi pretende,
e giorni d'ufficio che paion non finire mai.

Ho messo via
pensieri cupi
per ridere fino alle lacrime
per amare come una volta
per stare bene con me.




Ho messo nel cuore
una sera con amiche nuove
con idee diverse ma uguali
con il sapore di chi si riconosce
nelle passioni
nelle difficoltà
nell'essere così diverse
nell'essere così uguali.





Ho messo sotto le ciglia
i sorrisi
le lacrime trattenute
le parole
tante
piene
che culleranno i sogni.
Ho messo il capo sul cuscino
ADESSO
dormo.
Domani se mi sveglierò
sarò di nuovo viva
e questo è già un sogno.