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lunedì 14 settembre 2015

Pane alle noci per Grandi Molini Italiani (GMI) ed i miei ricordi nelle mani.





Nonna Maria è una parte "importante" della mia vita di madre: quella parte che passa dai miei fornelli alla tavola della mia famiglia. Un nutrire il corpo e lo spirito di quel "cibo buono" che gratifica e riunisce tutti attorno al desco.
Ho ereditato tanto da Nonna Maria: gli occhi scuri con un riflesso di sole; il viso rotondo e le forme rotonde dopo il "giro di boa" dei 50 anni; il suo carattere impulsivo e bellicoso (a volte); la sua ostinazione quando si trattava di raggiungere uno scopo e...la passione per la cucina.
Tante ricette sono conservate in fogli sparsi tra le pagine del quadernetto di mia madre, con quella calligrafia che una volta si studiava a scuola: perfetta, quasi una pittura.
Tante altre invece sono nei miei ricordi di bambina o ragazzina, quando la vedevo ripetere quei gesti soliti, per comporre un pranzo o una cena, o anche una semplice merenda. Ricette senza "pesi" o "misure". Fatte con l'esperienza di gesti ripetuti migliaia di volte, senza l'ausilio di bilance e che mi hanno creato molte difficoltà quando dovetti tradurle in numeri da scrivere qui, in questo spazio di condivisione che è diventato il mio blog.
Alcune ricette non riuscirò mai a convertirle, altre invece sono comparse qui, ordinate e precise.
Il pane, per esempio,  lo faceva senza pesare la farina, azzeccando le dosi e creando pagnotte profumate e fragranti. 

Non lo faceva spesso, ma nei suoi ricordi di giovane sposa sfollata in cascina, restavano la sensazione di abbondanza che dava l'idea di avere sufficiente farina "bianca" da farne pane. 
Farina "bianca" che bianca bianca non era. In tempo di guerra era già una benedizione non trovarla solo di segale o mista con quello che c'era!
Quando ho letto del contest del Magazine CucinaSemplicemente su I lievitati della nonna con le farine dei Grandi Molini Italiani (GMI), mi è subito venuto in mente questo pane: profumato, ricco ma semplice allo stesso tempo.
Delle tre tipologie di farine ricevute, quella che mi ha fatto pensare alle farine "bianche" del tempo di guerra, è stata la Frumenta tipo 1 con il suo colore leggermente ambrato. Il risultato è stato superbo, tanto da far evaporare letteralmente una pagnotta intera in men che non si dica. Unica deroga alla ricetta della nonna: la prima "mescolata" dell'impasto l'ho fatto con la planetaria.... per proseguire a mano poi fino agli ultimi passaggi.

Visto il risultato ottenuto è con immenso piacere che partecipo al contest  I lievitati della nonna in collaborazione con  Grandi Molini Italiani (GMI) indetto dal Magazine CucinaSemplicemente.


con il mio 

PANE MORBIDO ALLE NOCI di Nonna Maria.





Nella ciotola della planetaria setacciate la farina Frumenta di tipo 1. Nel frattempo sciogliete il lievito di birra in un a tazza di acqua a temperatura ambiente (io ho usato l'acqua della fonte della mia casa di campagna, meno carica di calcare di quella dell'acquedotto di Milano).

Quando il lievito sarà attivato (lo vedrete dalle bollicine che cominceranno a formarsi sulla superficie) azionate la planetaria a bassa velocità, con il gancio montato, e versate il lievito nella farina.




Incorporate l'acqua restante sempre a velocità bassa e, quando sarà incorporata (ma non ancora formata la massa) aggiungete il sale ed il burro ammorbidito.Aggiungete i gherigli di noce triturati grossolanamente con le mani ed impastate sino ad ottenere un impasto abbastanza omogeneo.

Spegnete la planetaria, rovesciate l'impasto sulla spianatoia leggermente infarinata, e lavorate l'impasto fino a che la superficie sarà liscia ed elastica, piegando lo stesso in un senso, e rifacendo le pieghe girando l'impasto di 90°.
(In sostanza, prendete la parte superiore e schiacciatela a metà circa della palla, girate la stessa di 90° e continuate l'operazione sino a che sarà ben omogeneo).


Formate una palla, incidete una croce al centro e lasciatela riposare coperta da un foglio di pellicola trasparente, per 2 ore circa (fino al raddoppio).



Foderate una teglia con la carta da forno, appoggiatevi una "forma" vuota come la cerniera della tortiera (senza base!!!) per ottenere una forma precisa.


Sgonfiate l'impasto sulla spianatoia. Fate ancora un paio di giri di pieghe e "strozzate" la quantità di pasta per ogni "boccone" della grossezza quasi di una pallina da golf.



Fate ruotare il pezzo ottenuto sulla spianatoia formando una sfera liscia. Depositate le sfere all'interno della forma partendo dal centro (componete come un fiore con tanti petali). Non riempite troppo la forma altrimenti salirà troppo e resterà meno soffice.

Coprite con un foglio di pellicola e fate lievitare ancora per 1 ora circa in un luogo caldo e lontano dagli spifferi.



Infornate a forno caldo e cuocete a 200°C (forno statico) per almeno 5/6 minuti. Abbassate la temperatura a 180°C e terminate la cottura per altri 30/35 minuti.


Se non si fosse colorito sufficientemente nei lati, togliete la forma e cuocete ancora 3 minuti.
Fatelo raffreddare su una gratella.












4 commenti:

  1. Mi hai riportato indietro ai miei ricordi di bambina e dei giorni lenti trascorsi con nonna Alba. Ed è vero: non avevano dosi scritte e strane diavolerie moderne eppure il risultato delle loro mani era perfetto. Questo pane deve avere proprio il sapore senza tempo dei ricordi

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  2. ... & il pane, no? ;-)
    A me la farina 1 piace molto.
    Qui sembra trattata in modo così soffice!

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  3. ciao Tata... che buono questo pane che hai fatto con la farina Molini! Son belle anche le forme delle pagnotte e come le hai assemblate insieme...
    mi sono aggiunta ai tuoi followers e spero vorrai ricambiare. grazie.
    That’s amore

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  4. è vero! Il pane con le noci... Altra merenda d'infanzia insieme al pane con le uvette... Caspita, me l'ero proprio scordato! Per fortuna ci sei tu...

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