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Visualizzazione post con etichetta minestre. Mostra tutti i post
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domenica 24 gennaio 2016
MINESTRA DI ZUCCA, PORCINI E CECI NERI CON CROSTINI DI PANE DI CASTAGNE PER LA MIA TERZA PROPOSTA PER #MTC53.
Un'altra minestra. Si, una ancora per questa sfida che imperversa nella blogsfera e che mi ha particolarmente coinvolto.
Se da bambina non mangiavo (quasi, se facciamo salvo il minestrone di Nonna Maria) minestre, da grande sono diventate per me un modo per riscoprire le verdure che mi piacciono, per scaldarmi al rientro dell'ufficio, per contenere un poco le calorie.
Per mia fortuna Arc mangia volentieri le verdure e molte delle mie zuppe o minestre, lo fanno contento.
Un po' meno contento è il Martirio che, almeno per questa volta, ho tacitato con una pasta "cacio e pepe" che lo ha visto soddisfatto.
Quindi, se per #MTC53 , prima, ho rimesso in pentola il Minestrone che faceva mia Nonna Maria per poi proporre una minestrina leggera e delicata con Carciofi e topinambur, questa volta ho pensato egoisticamente a me stessa.
Alle mie origini lombarde, alla mia passione per la zucca mantovana, debbo lo spunto per questa minestra.
mercoledì 20 gennaio 2016
COME CURARE LA SINDROME INFLUENZALE CON UNA MINESTRINA DI ANELLETTI CON GAMBI DI CARCIOFI , TOPINAMBUR, PANCETTA CROCCANTE E NOCCIOLE TOSTATE OVVERO LA MIA SECONDA PROPOSTA PER #MTC53
Il rientro a casa fa venire voglia di trovare una minestra calda, confortante.
Al Martirio le minestre non piacciono tanto ma, con la scusa delle poche calorie, del freddo e di una sindrome influenzale che non lo abbandona, riesco a proporgliele.
A mio favore lavora il fatto che, da buon XY, quando ha qualche malanno, ne fa una tragedia. Per giorni (e notti) si è lamentato del Daso Ghiuso, dei brividi (terribili a suo dire - salvo poi dormire sereno tutta notte) e di un mal di ossa "che non puoi capire!".
In un primo momento mi è balenata l'idea di reperire della cicuta e fargliene un decotto. Poi, ragionando sui costi dei funerali, ho pensato di unire l'utile al dilettevole. Utile cioè farlo smettere di piatire e dilettevole cioè proporre un'altra minestra per la mia lista di ricette (nonché la mia seconda proposta per la sfida del mese #MTC53)
mercoledì 13 gennaio 2016
El minestrun del Savini per #MTC53, per Nonna Maria e perché nella mia cucina c'è sempre un pezzo della mia Milano.
Questo mese ero decisa a non partecipare alla sfida dell'MTChallenge.
Dopo gli stravizi di queste ultime festività non ce l'avrei fatta fisicamente a cucinare e a mangiare (sì, perché in casa TataNora si mangia tutto quel che finisce sul blog!) ancora piatti ricercati, meravigliosi e ... calorici!
Avevo preso una decisione: dal 7 gennaio sarebbe stata dieta, tutta verdure e calorie pochine.
Avevo preso una decisione: dal 7 gennaio sarebbe stata dieta, tutta verdure e calorie pochine.
Ci ha pensato Vittoria del Blog La Cucina Piccolina, vincitrice indiscussa dell'ultima Sfida, a farmi cambiare idea: Minestre e zuppe!!
Vitto ti adoroooooo!
Questo è stato l'urlo quando è comparsa la ricetta.
Unico problema: solo tre proposte da inviare e... il Martirio che non ama particolarmente le minestre.
Per il Martirio, visto che deve essere di esempio ad Arc, applicherò la regola del *Mangia e tas e viv in pas* (trad. Mangia e taci e vivi in pace) e per le ricette da scegliere: me ne farò una ragione, ne sceglierò tre tra le millemila che mi invento per cambiar faccia alla solita minestra (fatto salvo morsicarmi le mani quando scoprirò che ne avrei avuto una o più migliori di quelle pubblicate!).
lunedì 2 giugno 2014
UNA RICETTA DALL'EDEN RITROVATO ED I MALTAGLIATI DI FARINA DI CECI CON CECI E PATATE.
Mattina presto. Sotto le coperte si sta bene ed al calduccio,
l’istinto vorrebbe che mi voltassi dall’altra parte e ripigliassi il sogno da
dove l’ho interrotto.
Ma il chiarore dell’alba si infila
liquido tra le fessure dell’imposta e rimbalza sullo specchio e spezza
inesorabilmente il filo del sogno che rincorro.
Anche se è già giugno uscire dalle
coperte è uno shock. L’aria di mattina è fresca scendere le scale fa
rabbrividire.
Nelle altre stanze dormono tutti
quanti, solo Ariel la micia mi segue speranzosa oltre la porta cigolante della
cucina.
La cucina è immersa nella penombra e
nel freddo della mattina. Accendo il camino che ho già preparato ieri sera.
La
prima tazza di caffè.
Sola.
Rannicchiata sul dondolo mentre mi scaldo con il
calore profumato di legna asciutta.
Il computer che ronza mentre il
video si accende lento.
Poso la tazza accanto al
frangi-fiamma e mi avvicino ai vetri mentre aspetto che il programma si avvii.
Nuvole basse simili a nebbia
scivolano dalla cima di Bielmonte ed accarezzano le cime dei castagni.
Il terreno sotto le mie finestre è
una distesa di ortiche che il Martirio tenta invano di domare da anni.
Il melo Carmelo, la sola pianta da
frutto degna di questo nome, spicca per il chiaro delle sue foglie nuove,
contro la piccola foresta, intrico di rami e di cespugli, che si dipana fino al
ruscello in fondo alla discesa.
Le macchie folte delle ortensie, già
cariche dei fiori pronti a sbocciare, hanno come un fremito che attira la mia
attenzione. Si muove qualcosa dietro le foglie ma non riesco a vedere bene.
Poi, improvviso, un balzo bruno e
una femmina di capriolo avanza nel folto delle ortiche.
Mi si blocca quasi il respiro e lei
pare lo avverta. Avverte l’elettricità del mio sguardo e di quello di Ariel la
gatta che si è appena accoccolata accanto a me. Si volta più stupita che
impaurita, il manto bagnato dall’umidità delle frasche appena attraversate.
Rapida, quasi senza peso, calpesta
veloce l’erba folta e svanisce dietro alle fronde fitte del nocciolo quasi
fosse fatta d’aria, come i sogni.
Ariel la gatta ha le orecchie
dritte, e lo sguardo attento che non si stacca dalla macchia del nocciolo, io
ho le dita quasi irrigidite attorno al telefonino che non sono riuscita ad
utilizzare per una foto.
domenica 27 aprile 2014
Maria e Peppino e la minestra di guerra.
Peppino pedala adagio, non ha quasi più forza.
La strada per Miradolo è lunga, quasi 50 chilometri. Menomale che ha trovato un passaggio.
La bicicletta gettata su un camion pieno di rottami di ferro, lui schiacciato sul sedile pieno di pacchi. Un viaggio senza parole con un silenzio sospeso per il terrore di sentir suonar ancora le sirene.
Le sirene.
Maledetti!
Due giorni interi, hanno suonato, poi le bombe.
Era a Miradolo con Maria e la bambina e li ha sentiti passare. Dritti su Porta Genova, la stazione davanti a casa sua.
Il giorno dopo ha preso la corriera, ha fatto un pezzo a piedi, che a Milano era un delirio girarsi, e a piedi è arrivato alla Stazione di Porta Genova.
Fumo, polvere, detriti in una giornata di metà Agosto del 1943, greve come il due Novembre
La sua casa, davanti alla porta della stazione, al due di Corso di Porta Genova, non c'era più.
Bruciata.
Macerie confuse con quelle della stazione.
Ha dovuto aspettare qualche giorno prima di avvicinarsi e lo ha fatto quasi di nascosto perchè le guardie tenevano lontana la gente.
Ha vagato inebetito, tra la polvere leggera che si posava pesante sul cuore, nel vano tentativo di riconoscere e recuperare qualcosa, qualcosa della sua vita, dei suoi ricordi.
Con lui altri inquilini del palazzo che nemmeno parlano mentre come fantasmi si spostano tra le polveri.
Poi la consapevolezza: finito.
Sparito tutto.
Tutto quello che era rimasto in casa dopo essere sfollati con Maria e Virginia a Miradolo, in cascina.
Portati via i mobili più belli e messi in granaio ma il letto, l'armadio, le cose *inutili* lasciate a casa ed ora schiantate sotto le macerie.
Menomale che la torrefazione è restata in piedi. Ci ha dormito le scorse notti, su due scrivanie unite, la testa appoggiata ai sacchi vuoti del caffè. Non lo sa ancora Peppino, ma quella sarà la loro casa per i prossimi due anni.
Di giorno: ufficio, magazzino, torrefazione; di notte: tre reti aperte in fondo all'ufficio e la camera da letto sarà pronta.
Un fornello elettrico e la stufa a legna per l'inverno.
Si era girato ancora Peppino, a frugare con lo sguardo tra i ricordi...
Lì, sotto dei sassi spunta qualcosa di famigliare.
Un pezzo di bronzo.
Ha un angolo storto ma la piastra è salva. E' la lastra di bronzo con la Sacra Famiglia che era sul loro letto. La cornice bruciata ma il volto di Maria, di Giuseppe e del Bambinello sono lì, impolverati come a chiamarlo.
Così si era allontanato da Milano.
Tornava da Maria, scendendo a Lodi dal camion. Un cenno al guidatore, e pedalando piano, verso la cascina dove Maria e Ginia lo aspettano.
Stretta con una cinghia improvvisata, sulle spalle, la piastra con la Sacra Famiglia. Il peso di una vita. Quello che rimane.
Negli occhi di Maria una domanda, muta. Non aspetta risposta Maria, si stringe il grembiule e gli intima:
*Lavati le mani. Oggi c'è minestra, con le rigaglie di pollo ... e le zampe*
Quella targa di bronzo con la Sacra Famiglia, è stato l'ultimo regalo dei miei nonni quando gli dissi che avevo trovato casa e mi sposavo.
Non mi videro salire all'altare perchè se ne andarono quasi assieme un anno prima.
Dal mio matrimonio, sulla parete dietro al letto, è fissata la targa di bronzo.
Una benedizione di Maria e Peppino.
L'ultima.
Questa minestra nonna Maria la faceva quando trovava in polleria le rigaglie e le zampe. A Peppino piaceva e, nel sorbirla piano con il cucchiaio ricordava *quella* sera, con la minestra di guerra....con il peso sul cuore...
Non l'avevo mai fatta ma mi ricordavo come faceva Nonna Maria.... ve la regalo perchè l'ho assaggiata anch'io e mi è piaciuta.
Con questa terza ricetta partecipo all'Mtchallenge di Aprile, quello della sfida lanciata da Cristiana di Beuf à la mode.
Minestra di guerra con rigaglie e zampe di pollo.
Ingredienti a persona.
1 carota piccola
1 cipollotto piccolo
2 gambe di sedano tenere
1 fegatino di pollo
1 durello di pollo
1 cuore di pollo
1 zampa
1 cucchiaio (scarso) di olio EVO
1 cucchiaino di estratto di verdura fatto in casa.
2 ciuffi di prezzemolo tritato.
Crostini di pane secco.
Togliere la parte con l'unghia dalla zampa. Lavare bene la zampa di pollo, asciugarla e bruciacchiare la pelle sulla fiamma del fornello. Togliere con cura la pellicina bruciacchiata da tutta la zampa e lavarla molto bene sotto l'acqua corrente.
Lavare ed asciugare bene il cuore, il durello ed il fegato.
Tritarli molto finemente.
Tritare cipollotto, carota e sedano molto finemente (con la mezzaluna o a coltello) e farli rosolare un paio di minuti con il cucchiaio di olio EVO.
Aggiungere i fegatini, il cuore ed il durello tritati e la zampa lavata ed asciugata.
Far rosolare per circa 5 minuti ed aggiungere 1 bicchiere e mezzo d'acqua, un cucchiaino di estratto di verdura.
Portare a bollore coprendo con un coperchio. Abbassare la fiamma e far sobbollire per 30/40 minuti circa.
La minestra sarà pronta quando le catilagini della zampa si staccheranno dalle ossa.
Servire calda con i crostini di pane vecchio.
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